Ha ufficialmente assunto ieri pomeriggio l’incarico di vescovo della diocesi di Orvieto-Todi-Bolsena, Mons. Gualtiero Sigismondi. E’ subentrato a Mons. Benedetto Tuzia che ha lasciato per raggiunti limiti di età. Mons. Tuzia era presente ieri alla solenne celebrazione di insediamento.
A causa delle normative anti-Covid, il Duomo non ha potuto contenere tutti i fedeli, per questo è stato posto un maxi schermo in piazza, attraverso il quale parte dei presenti ha potuto partecipare alla celebrazione, all’esterno.
Erano presenti, fra gli altri, il Prefetto di Terni, Emilio Dario Sensi, l’ex Prefetto Gianfelice Bellesini, la sindaca di Orvieto Roberta Tardani, molti sindaci del comprensorio, il sindaco di Foligno Stefano Zuccarini, in rappresentanza della regione, la consigliera Eleonora Pace.
Alla celebrazione hanno preso parte anche tutti vescovi umbri e il presidente della CEI, Mons. Gualtiero Bassetti.
“Inizio il mio ministero pastorale in mezzo a voi – ha detto nella omelìa Mons. Sigismondi – custodendo e meditando le letture proposte dalla Messa vespertina nella vigilia della solennità dei Principi degli Apostoli. Pietro, presso la porta del tempio di Gerusalemme detta Bella, dichiara a uno storpio: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do” (At 3,6). Con queste stesse parole mi accredito anch’io, chiedendo al Signore di non abbandonarci alla tentazione di cui parla Paolo nella sua autobiografia: “Perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo” (Gal 1,13). Sebbene le potenze degli inferi non possano prevalere sulla Chiesa (cf. Mt 16,18), “colonna e sostegno della verità” (1Tm 3,15), tuttavia essa rimane esposta all’insidia della devastazione sino alla fine dei tempi. Non facciamoci illusioni: è la carestia del “cemento della concordia” a devastare la Chiesa!”
“Come Vescovo – ha aggiunto – sono cosciente che ‘l’attenzione alla città non è separabile dall’impegno ecclesiale’: ‘carità politica’ e ‘carità pastorale’ sono destinate a frequentarsi soprattutto sul terreno solidaristico, educativo e culturale. È proprio nel comune impegno per la promozione integrale dell’uomo che è possibile individuare il punto di contatto o di tangenza tra le istituzioni civili ed ecclesiastiche. Questa piazza, illuminata dallo splendore della facciata del Duomo, è simbolo reale dell’incontro e del dialogo tra gli uomini di buona volontà”.