In verità era partito in sordina: far capire che in un centro c’era un nuovo museo non era facile. Cartelli, passaparola, insieme alla grande qualità di quello che vi era esposto, sono state le chiavi del successo del Beata Lucia. Non una sequela di quadri ma anche panorami e sensazioni, insomma un museo, l’ultimo, ma il più moderno.
L’ingresso gratuito ha di sicuro aiutato però è stata la classe a fare la differenza. La particolarità è che la struttura museale è venuta avanti piano piano, quasi inavvertitamente e solo ad un certo punto la dirigenza del Beata Lucia si è accorta di avere un patrimonio da esporre da sovrapporre alle azioni di assistenza. Ma c’è un altro risultato importante: il nuovo museo ha spinto verso Piazza Cajola un flusso di gente che abitualmente non vi arrivava, allungando di fatto la fruibilità della città.
E poi mostre di artisti, che si susseguiranno anche in futuro. Su tutto il progetto dei “plenaristi”, che fa parte di un percorso, che si avvia dalle cascate delle Marmore: si vuole dare la visione diretta dei luoghi che celebri pittori del 700-800 hanno riprodotto nelle loro opere “en plein air” nella valle del Nera.
E molte altre cose come si confà ad una istituzione che viene diretta con piglio da Sacha Proietti.
Sono state 15 mila le visite al museo negli ultimi 5 mesi.