L’affermazione più tranchant è quella di chi non lo abita: “Il centro storico di Narni è finito”. Ma, conti alla mano, niente sembra più sbagliato: “E’ solamente cambiato – dice Marco Mercuri, l’assessore al commercio – alcuni negozi hanno preso altre strade e il centro storico ne ha trovata una originale, che è quella dell’intrattenimento, della ristorazione e, perché no, della movida”.
I numeri sono a parlare la voce di chi sostiene la sua vitalità. E’ vero non ci sono negozi di scarpe, e solo uno di abbigliamento; di fronte a questo c’è anche la proliferazione dei ristoranti, piccoli e grandi; al momento sono ben nove, quattro nel solo vicolo Belvedere con un centinaio di nuovi lavoratori, considerando anche i titolari. Due le spinte parallele che hanno cambiato la città: l’università, che ha portato migliaia di studenti, compresi i loro genitori ed amici, ed un lancio sistematico di Narni nei media, approfittando di tutti i canali possibili.
Spiega Antonietta Scosta, esperta del turismo: “C’era stato un graduale aumento. Poi il terremoto del 2016 ci aveva messo in ginocchio – spiega – da quel momento però la crescita è stata costante: il centro storico è bello ed accogliente. La cartina al tornasole? Questa estate c’è stata una esplosione con centinaia di persone che l’hanno scelto per passarvi serate estive”.
A qualcuno era sembrato pure troppo dato che era l’estate e c’era il covid a fare il convitato di pietra. Ma l’idea del diverso commercio si vede sugli investimenti: due giovani imprenditori, Marco e Marco hanno dato vita al Mamarama, locale poliedrico di Piazza dei Priori. Rodolfo Beco, da tutti chiamato Rudy, ha realizzato dal niente il più grande ristorante del centro. Il proprietario del pub “Arcomincio”, uno studente del corso di laurea che poi è rimasto a Narni a fare il ristoratore, ha tappezzato di tavoli l’Arco Romano, con una operazione ardita ma di sicuro che ha fatto vivere un altro pezzo di città. Enio Solfaroli e la moglie hanno sviluppato una pizzeria piccolissima, facendola crescere per gradi, acquisendo sempre più localini. A dare fiducia e credito al centro storico ci aveva pensato per primo Roberto Montagnoli, una vita nella politica: con altri, era stato l’iniziatore di un locale di tendenza a Terni, il Placebo. E poi il Fondaco a Narni, anche oggi punto di riferimento assoluto degli studenti universitari la sera, e dei residenti la mattina. Una pizzeria l’ha aperta pure Olga, ucraina dinamica con grandi idee, ritagliandosi il suo spazio: “Noi facciamo la “pinsa romana” dice ammiccando. Ma è sempre alla disperata ricerca di personale perché ormai manca soprattutto quello.
Adesso la coltre del covid ha attenuato le presenze: la sera è davvero una desolazione, specie in questo inverno piovoso: qualcuno ha temporaneamente chiuso, gli altri, la gran parte si attaccano all’asporto, pronti però a iniziare di nuovo la giostra del turismo e della vitalità imprenditoriale del centro storico di Narni.