Cento anni. Un secolo da quel 1923 quando il Capitano di Vascello dette il primo “attenti” agli allievi della Accademia Aeronautica italiana. Era Giulio Valli, che poi divenne pure ammiraglio, arrivando al massimo grado della Marina partendo dal punto più lontano rispetto al mare. Il desiderio della famiglia, ma non solo, è quello che di cotanto cittadino, Narni si rendesse conto, che facesse qualche passo avanti nella sua conoscenza, al di là della lapide che si trova in Piazza Marconi, lapide un po’ lasciata andare.
Eppure, c’era di che essere riconoscenti per Giulio, per l’ammiraglio, non solo per le imprese guerresche ma per l’organizzatore all’avanguardia della formazione dei nuovi piloti dell’Arma Azzurra ma anche per la disponibilità dimostrata in tempo di guerra: la sua Villa Montiello, bellissima anche adesso, si aprì improvvisamente nel 1943, ai profughi di Cassino e poi anche ai ragazzi che non avevano scuola, non avevano insegnanti. Nello specifico ospitò la colonia dei Padri Pellegrini Missionari del Sacro Cuore sino al 1950; poi fu la volta della mitica madre Flavia, nel 1954, che istituì una piccola scuola di campagna. Non finisce qui: nel 1951 furono ospitati i profughi dell’alluvione del Polesine. Da lì, si può ben dire, è ripartito il futuro della città con insegnanti e minestre. Ma, va chiarito adesso, come mai un lupo di mare divenne il capo della Accademia aeronautica. Prima i pazzi delle macchine volanti erano parte dell’esercito, della cavalleria propriamente, e non a caso Francesco Baracca, l’asso per eccellenza, aveva come stemma il cavallino rampante che poi ebbe conoscenza mondiale a bordo delle Ferrari. Ma, viste le potenzialità degli aviatori, anche la Marina ci “mise l’occhio” organizzando anch’essa delle formazioni d’appoggio alle navi. Alla fine della Grande Guerra ci si accorse che occorreva una scuola dove usare sestanti, goniometri ed altri sistemi di navigazione. E chi più di un “lupo di mare” poteva comandarla? La scelta di Giulio Valli fu quasi obbligata perché era l’unico che aveva le caratteristiche necessarie.
Non è che quella fu la sua fine politica e militare, anzi. Si ritrovò senatore a vita ed anche nella commissione che doveva stabilire l’armistizio tra Francia e Italia nella Seconda guerra mondiale. Il titolo di senatore a vita gli venne confermato anche con la nascente Repubblica. Fu davvero una personalità. Ora ad un secolo dalla sua creatura, ecco che il nome di Giulio Valli torna d’attualità. E ci vorrebbe che almeno si pulisca la sua lapide.