Convegno acceso quello sull’ambiente organizzato ieri a Narni da tutti i comitati spontanei del territorio. Forse era scontata la posizione finale dei tanti responsabili ma anche cittadini comuni, che hanno fatto a gara a prendere il microfono per spiegare la propria contrarietà, totale, a nuovi impianti.
“No altri inceneritori non ne vogliamo, abbiamo già dato. E non vogliamo nemmeno insediamenti inquinanti”. La paura, vera, dei comitati e pure dei cittadini, è di dover diventare un ricettacolo dei rifiuti romani e non solo, uno sfregio per il territorio che quando c’è stato da sacrificarsi l’ha fatto, a pena di tante morti di tumori ma che oggi non vuole più saperne. Ma c’è paura pure di fabbrihe si ammantano di modernismo ma che invece inquinano a fondo.
Dice Massimo Tracchegiani, medico in pensione, che dalle parti dove si pensa di fare un impianto, c’è vissuto e dove ha pure contato malattie e dolori: “Siamo autosufficienti. La nostra regione ha già impianti per i suoi abitanti. Non ne vogliamo altri, nemmeno a pensarci. Ognuno si faccia i propri”. Chissà, invece cosa hanno pensato sia il vicesindaco Alessia Quondam che l’assessore all’ambiente, Giovanni Rubini, ai quali è stato recapitato un messaggio importante. Lo spiega Gigio Campana, anche lui un abitante della zona: “Modificare il Piano Regolatore così da impedire nuovi insediamenti inquinanti”.
E poi anche un punto che non sembra mai toccato abbastanza: “Impegno per l’attuazione del diritto alla bonifica sull’intera area ex Terni Chimica e quello per un progetto turistico che rilanci l’intera area con uno sviluppo sostenibile tramite l’adesione al progetto Parco Fluviale, per andare dalla Valnerina alla confluenza con il Tevere”.
Partecipazione qualificata fatta, s’è detto, da tutti i comitati di difesa del territorio, da Stefano Falcinelli, esperto a livello nazionale, e Massimo Formica, Eleonora Manuali e molti altri.