L’accorpamento non si farà? Non vi sarà una unione della Diocesi di Terni con quella di Orvieto? Può darsi! Chi può ponderare le vicende della vita, soprattutto quella della Chiesa cattolica apostolica romana? La smentita da parte della Diocesi di Terni, che viene pubblicata di seguito, però lascia un po’ sorpresi: il giornale dei Vescovi, anche di mons Piemontese e di mons. Tuzia (vescovo di Orvieto), l’Avvenire, insomma, spiega in un articolo di qualche giorno fa, un altro scenario, che vede una riduzione sistematica delle diocesi italiane. La riforma auspicata da Papa Francesco e dalla Cei, è quella delle “non nomine” dei vescovi. Oggi sono 226 le Chiese locali nella Penisola”. Poi Avvenire, insomma, il quotidiano dei Vescovi, continua: “La riduzione delle diocesi italiane …. È cominciata. Senza clamori e senza quelle tensioni raccontate da papa Francesco (che nel suo intervento all’ultima Assemblea generale della Cei aveva detto: «L’anno scorso stavamo per accorparne una, ma sono venuti quelli di là e dicevano: “È piccolina la diocesi… Padre, perché fa questo? L’università è andata via; hanno chiuso una scuola; adesso non c’è il sindaco, c’è un delegato; e adesso anche voi…”. E uno sente questo dolore e dice: “Che rimanga il vescovo, perché soffrono”»).
Sempre l’Avvenire, che in materia di Vescovi deve essere parecchio informato: “Più che varare una piattaforma programmatica, che sa molto di strategia politica ma ha ben poco a che fare con uno spirito ecclesiale, si è iniziato a intervenire partendo da rinunce e nomine dei vescovi. Con un percorso condiviso che da una parte ha il placet del Papa, dall’altra conta sulla collaborazione della Cei, e dall’altra ancora vede in azione la nunziatura apostolica in Italia e la Congregazione per i vescovi. Ne sono la prova alcune recenti decisioni sulle successioni riguardanti le sedi vescovili che mostrano come l’auspicato riassetto della geografia ecclesiale italiana muova i primi passi.
….. Il 2019 invece si è aperto con una serie di provvedimenti per le “piccole” diocesi che segnano una svolta. A febbraio Palestrina è stata unita a Tivoli in “persona episcopi” (come avviene da anni con Cuneo e Fossano). Ad aprile il segretario generale della Cei ha lasciato Fabriano-Matelica senza che venisse nominato un successore, mentre ad Alife-Caiazzo sono state accettate le dimissioni per raggiunti limiti di età dell’ordinario con la nomina del vicino (ma non confinante) vescovo di Sessa Aurunca come amministratore apostolico. A maggio il vescovo di Ales-Terralba è stato promosso nella sua sede metropolitana di Oristano. La via privilegiata che è stata imboccata appare quella dell’accorpamento, come del resto aveva suggerito anche papa Bergoglio.
Nel 2016 la Congregazione per i vescovi aveva chiesto alle Conferenze episcopali regionali di inviare un parere sul progetto di riordino delle diocesi alla Segreteria generale della Cei. Un testo in cui i pastori di ciascuna regione ecclesiastica dovevano presentare volto e prospettive delle Chiese locali e proporre quali unificazioni o soppressioni sarebbero state auspicabili. Una consultazione sinodale dagli esiti variegati che ha portato a favorire adesso la strada della razionalizzazione attraverso le nomine (o meglio le “non nomine”) episcopali. Il cardinale Bassetti ha assicurato che il tutto avverrà nel «rispetto» della «storia» ecclesiale italiana e della «sensibilità della gente». Il che comporterà «attenzione nei confronti delle persone e delle comunità», ha chiarito il vescovo Russo. Comunque non sarà un percorso «facile», ha ammesso lo stesso Francesco che aveva sollevato il tema nel primo incontro che ebbe con i vescovi italiani il 23 maggio 2013, due mesi dopo la sua elezione, quando accennò al «lavoro di ridurre il numero delle diocesi tanto pesanti»”.
Insomma si sta praticando la politica della “non nomina” per assoluta disposizione del Papa. E se nelle due diocesi interessate, pare che mons. Giuseppe Piemontese abbia ancora un lungo e fulgido avvenire, si vedrà, per quella di Orvieto non è così: quest’anno Benedetto Tuzia, il vescovo orvietano compirà 75 anni, termine ultimo per andare in pensione. E se scattasse adesso la “non nomina”? Se Giuseppe Piemontese se ne andasse ad Orvieto? Beh, l’articolo di Terninrete sarà anche una fakenews (e non lo è) ma, come si dice, esamina parecchi indizi, pronti a fare una prova. E poi l’Umbria che ha otto diocesi, contro le dieci della Lombardia, qualcosa dovrà patire in fatto di tagli: c’è chi dice che saranno soltanto tre, secondo logica (questa però è davvero una proiezione). Ognuno si faccia i propri conti. Ed infine, da un punto di vista cattolico, cosa importa se il vescovo si trova a Orvieto rispetto a Terni? Mica è la presidenza della Asl, con tutto quello che comporta! Il messaggio ecclesiale arriva dappertutto, figuriamoci se non potrà fare i sessanta chilometri che dividono i due centri.
Va però alla fine ricordato ancora quello che sopra ha dichiarato il Papa ad una comunità: “È piccolina la diocesi… Padre, perché fa questo? L’università è andata via; hanno chiuso una scuola; adesso non c’è il sindaco, c’è un delegato; e adesso anche voi…”. E uno sente questo dolore e dice: “Che rimanga il vescovo, perché soffrono”». Ed è l’unica azione per appellarsi a qualsiasi movimento: a Terni hanno tolto tutto. Speriamo che il Papa dica ancora una volta: “Che rimanga il vescovo, perché soffrono”».
Questa, comunque, la precisazione della Diocesi di Terni:
PRECISAZIONE SU NOTIZIA PUBBLICATA DA TERNINRETE
In riferimento a quanto pubblicato oggi dal sito Terninrete in merito all’accorpamento della diocesi di Terni-Narni-Amelia con quella di Orvieto-Todi (titolo: “Pronto l’accorpamento delle diocesi. Terni inglobata da Orvieto”) possiamo dire che si tratta di una classica fake news.
In nessuna circostanza ufficiale o privata si è parlato dell’ipotesi ventilata di unificazione delle diocesi di Terni-Narni-Amelia con la diocesi Orvieto-Todi.