“Il centrodestra vincerà le elezioni per mancanza di avversari. Noi siamo una coalizione, gli altri sono delle liste o, al massimo, come a sinistra, delle liste con delle appendici. Nel centrodestra c’è sicuramente la destra, ci sono i forzaleghisti, il Centro è tutto da costruire, noi siamo una start up , noi siamo quelli che hanno sostenuto Draghi fino alla fine e vorremmo rappresentare quegli elettori che pensano che far cadere il governo Draghi è stata un po’ una follia per l’Italia ma non per questo bisogna votare a sinistra o votare un Centro che pende a sinistra (Calenda-Renzi, ndr). Si può dare un voto ai moderati di centrodestra”.
Lo ha detto questa mattina a Terni, a margine di una iniziativa elettorale, il senatore Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di “Noi moderati” la nuova formazione politica che tiene insieme “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi, “L’Italia al centro” di Giovanni Toti e “Coraggio Italia” di Luigi Brugnaro.
All’iniziativa hanno preso parte Aldo Tracchegiani, presidente regionale del movimento che fa capo a Giovanni Toti e i candidati alle politiche di domenica prossima, Margherita Cirillo (al Senato) e Renzo Baldoni (alla Camera).
“Siamo diversi da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – ha aggiunto il senatore Quagliariello – certamente non saremo irrilevanti, contribuiremo al governo e vogliamo essere dei moderati con la schiena dritta”.
Sul PNRR Quagliariello ha sostenuto che “può essere modificato nella convenienza dell’Europa” visto che “dopo la pandemia è iniziata un’altra emergenza che nessuno immaginava”. Ha ribadito anche che “semplicemente, Orban (leader ungherese) non è un modello, l’Italia dovrebbe cercare di rimanere nel gruppo di testa dell’Europa, alleati di Francia e Germania ma anche concorrenti di Francia e Germania. Noi non potremmo stare in un governo antieuropeista”.
All’ordine del giorno del prossimo governo – ha concluso Quagliariello – dovrebbe esserci “il problema delle aree interne e l’Umbria dovrebbe essere in prima fila. Se abbiamo una Italia a doppia velocità che cresce solo nelle Hub urbane e sulle coste e si spopola all’interno si creano una serie di disarmonie geografiche e politiche che fa capire perché si investe sempre di meno su queste aree. Se ci sono meno voti, queste aree saranno sempre meno rappresentate, i soldi per i fiumi non verranno dati e quando vengono dati non verranno impegnati”.