In merito alla situazione ambientale di Terni interviene il professor Giampiero Raspetti con una riflessione che pubblichiamo.
“Famiglia strana la mia, ma è la sola che ho. Mio figlio è un accomodauccelli, io sono un catturaprofumi. Lui trova moltissimi pulli (pullus, animale giovane), che una natura matrigna o una madre previdente hanno sloggiato dal nido, e li sottrae alle grinfie dei gatti; poi, amorevolmente, si prende cura di loro. È festa grande ogni volta che restituiamo libertà, perché guariti dai loro accidenti, a quelli che sopravvivono. Io invece giringiro pedalando vanamente alla ricerca di profumi forse perduti, quelli del tiglio che, quest’anno, si sottraggono alle mie bramose narici. Non c’è oggi la rituale periodica festa che stordisce e inebria; manca l’incantesimo di un aroma intenso che sprigiona potere evocativo riconducendo ai tanti giovanili ricordi, primi tra questi la fine della scuola e l’annuncio dell’estate. Vien meno, per il momento, anche l’estate e, soprattutto, non è più dato assistere alla frenetica danza delle api attorno al tiglio, ai suoi fiorellini a grappoli, al suo profumo irresistibile per gli insetti impollinatori. Quale danza li sta sostituendo? Una furibonda ininterrotta danza di mortiferi agenti che sfinisce e uccide? Cosa è successo? Domande che rivolgo a chi sa, a chi ha studiato e ne ricava nessi e ragioni, agli amici giornalisti curiosi e capaci, ma, soprattutto, desiderosi di tenere la cittadinanza al corrente di fatti e pensieri, di fenomeni e noumeni. Qualcuno deve pur saperlo. Qualcuno lo dica.
Siamo già la città dei fumi, degli scarichi, delle polveri venefiche, più o meno sottili, dei tanti tubi di scarico ammassati al suo centro, sui marciapiede, davanti agli scivoli per disabili, in zone assurde, in zone a traffico limitato, in zone soltanto pedonali. Ricordo i 3 decessi per cancro che, la scorsa estate, hanno colpito, in 3 mesi, 3 persone care, abitanti tutte al super centro di Terni, dove le macchine abusive si accatastano, causando mali enormi, di ogni tipo. Leggevo tempo fa che per mitigare un poco il peso delle polveri dovremmo piantumare e rendere bosco migliaia e migliaia di ettari di terreno per assorbire, almeno in parte, l’anidride carbonica che incombe e grava pesantemente sulla nostra vita. Rispetto a questi drammi, da noi stessi o da chi ne ha responsabilità tollerati, il covid19 diventa un nemico tragico, ma minore. Cerchiamo di sapere dunque quel che accade al nostro ambiente, quel che respiriamo, quel che odoriamo, perché non è giusto morire di cancro, di virus, di incultura, di sbadataggine o di somaraggine. E, soprattutto, privi della dolcissima inebriante sensuale malia sprigionata dal tiglio”.