Venerdì pomeriggio la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Chaanbi Mootaz, tunisino di 38 anni, e confermato in via definitiva la pena a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie, Daniela Bani, uccisa con 37 coltellate per motivi di gelosia, il 22 settembre del 2014 a Palazzolo sull’oglio (Brescia).
Mootaz, dopo il delitto, è fuggito nel suo paese dove si è reso latitante per quasi 5 anni fino allo scorso gennaio quando è stato arrestato e recluso nel carcere della capitale, Tunisi.
In cassazione, la parte civile costituita dalla mamma della vittima, Giuseppina Ghilardi, è stata assistita dall’avvocato Massimo Proietti .
La condanna definitiva, per i rapporti bilaterali esistenti fra i due paesi, non impone l’estradizione ma il dover scontare la pena nel proprio paese. In Tunisia, però, per reati simili è prevista la pena di morte e, quindi, l’Italia si potrebbe adoperare per chiedere che l’assassino sconti la pena nel nostro paese.
Prima della sentenza, davanti al Palazzaccio a Roma, c’è stato un sit in organizzato dall’associazione famigliari vittime di reati violenti, UNAVI, coordinato dall’avvocato Proietti, al quale hanno partecipato, oltre la mamma della ragazza uccisa, parenti e amici venuti da Brescia.
La decisione della Cassazione è stata data durante la trasmissione “La vita in diretta”.