C’è solo il Dna del presunto omicida e non di altre persone, sul coprivolante dell’auto sottoposta ad esame genetico nell’ambito delle indagini sulla morte di Sandro Bellini, il 53enne di Terni trovato cadavere lo scorso maggio nel fiume Velino. E’ quanto ha illustrato questa mattina il perito incaricato dal tribunale, la professoressa Carla Vecchiotti, durante il processo con rito abbreviato nei confronti di Andriy Halan, ucraino di 44 anni accusato dell’omicidio. Il solo profilo genetico emerso potrebbe sostenere la tesi dell’accusa secondo la quale Halan, spinto dalla gelosia per la frequentazione tra la sua ex compagna e la vittima, sarebbe il solo autore materiale dell’omicidio e non – come sostenuto dallo stesso ucraino – alcuni stranieri da lui ingaggiati. La consulenza affidata dal gup Massimo Zanetti deve anche chiarire l’appartenenza di alcune impronte digitali rilevate su vari reperti e l’eventuale comunicazione via cellulare tra Halan e i sicari. I risultati relativi a questi due quesiti saranno resi noti nell’udienza del 23 febbraio, quando si dovrebbe procedere anche alla discussione finale.