Sui problemi che si possono riscontrare all’interno e nel funzionamento quotidiano di una struttura complessa come un ospedale, esiste una letteratura.
Quella che pubblichiamo è una lettera-appello inviata al direttore dell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, Maurizio Dal Maso, dal segretario regionale della CISL, Celestino Tasso per la esperienza vissuta in questi giorni in seguito al ricovero di sua madre.
ECCO LA LETTERA DI CELESTINO TASSO
Sono ormai giorni che sono bloccato in ospedale S. Maria di Terni per assistere mia madre li ricoverata. E’ un mio irrinunciabile e inderogabile dovere.
Se sei uomo attento e hai una mente aperta ti accorgi di quanto sia acuto il problema della sanità e di quanto c’è e ci sarebbe da fare.
Geriatria e Lungo Degenza reparti di prima linea: faccio i complimenti al personale e ai medici che vi operano. Con quello che hanno fanno miracoli. Spesso non sono in grado di ridonare in pieno la salute ai pazienti, ma di sicuro donano serenità. Serenità ai pazienti che affrontano l’ultimo miglio della loro esistenza non è poca cosa e lenisce il dolore ai famigliari che li accudiscono sperando spesso in un difficile miracolo che ridoni la salute e la perfetta forma ai loro cari.
A chi opera in quel reparto va il plauso, non per piaggeria, ma per ammirazione.
Ma la sanità pubblica e l’Ospedale Santa Maria di Terni è Giano Bifronte: bene i nuovi letti tecnologici (era ora); bene la rinfrescata alla facciata, male le infrastrutture interne compresi gli ascensori che non risultano essere sufficienti e mal funzionanti; malissimo, se non al limite della vergogna, la situazione della quantità numerica del personale infermieristico e medico di quei reparti dell’ultimo miglio come Geriatria e Lungo Degenza.
Li mancano i numeri non le volontà e le capacità. Personale ridotto all’osso che come quantità non garantisce i diritti al riposo e alle ferie. Trattamento che non meritano. Il loro è un lavoro faticoso, pericoloso, gravoso, pieno di responsabilità e impegni con una retribuzione al limite del ridicolo eppure li vedi operare in maniera incessante come api operose intorno all’arnia e ti riempie il cuore di gratitudine per quello che riescono a fare.
L’impegno, la professionalità va riconosciuta e degnamente pagata qui forse più che il altre realtà, ma noi sani siamo ciechi e sordi rispetto all’evidenza dei fatti: così non si può andare avanti, anche i medici e il personale si può ammalare per troppo stress.
Menefreghisti noi sani di passaggio dimentichi che prima o poi, non essendo eterni, passeremo ad essere fruitori di questi Reparti di Geriatria e Lungo Degenza e da ammalati pretenderemo cose che oggi, da sani, non abbiamo né il coraggio di chiedere a chi gestisce il Santa Maria di Terni, né la voglia di prendere posizioni che, come sani di passaggio, spesso assomigliano vigliaccamente alla posizione dello struzzo.
A chi gestisce dall’alto il Santa Maria chiedo di scendere a Geriatria e a Lungo Degenza e di vedere con gli occhi e il cuore quanto sia delicata la situazione e da uomini di coscienza porsi le domande: se fossi io ricoverato li sarei contento della situazione che ho trovato? E se io dovessi operare in queste condizione come personale sarei sodisfatto?
Rispondere con coraggio prego, a noi famigliari dei degenti aspetta l’obbligo della riconoscenza ai medici e al personale e a loro va il GRAZIE di cuore.