“Promuovere un percorso aperto e partecipato volto a verificare l’attuazione della procedura di cui all’articolo 133 della Costituzione, con l’obiettivo di un riordino e riequilibrio istituzionale delle province umbre in una nuova dimensione di coesione territoriale”.
E’ quanto prevede la mozione presentata dai Consiglieri regionali Fabio Paparelli (PD) e Thomas De Luca (M5S) all’Assemblea Legislativa.
“Come è noto secondo l’articolo 133 della Costituzione ‘il mutamento delle circoscrizioni provinciali e l’istituzione di nuove Provincie nell’ambito di una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione’. Quindi, seppur il ruolo formale della stessa Regione, non prevede un intervento diretto di natura normativa, rimane però il compito di favorire l’avvio di un processo di riforma partecipata, convocando i sindaci e le associazioni di categoria, e coordinando questo processo insieme ai comuni interessati.
L’obiettivo – spiegano i due consiglieri – è quello di avviare un percorso aperto a tutta la società, che porti l’Umbria ad essere più forte e coesa una volta riorganizzata sotto il profilo istituzionale in due aree vaste omogenee in grado di attrarre opportunità e fare sinergie con le regioni e le province limitrofe.
In particolare – aggiungono Paparelli e De Luca – l’integrazione territoriale tra Spoleto, gli altri Comuni e la Provincia di Terni gioverebbe ad entrambe le comunità, in una sinergia tra una realtà industriale e una città dal patrimonio culturale-storico-artistico davvero unico. Del resto questa idea di riequilibrio sarebbe di enorme vantaggio anche per la Provincia di Perugia di fronte alle evidenti difficoltà a gestire un territorio vasto di 700mila abitanti con un’estensione di 8.456 km². Tale proposta si basa su motivazioni storiche, economiche e culturali, ma anche di efficienza e ottimizzazione dei servizi e non intende realizzare un taglio lineare ma una vera e propria riorganizzazione dell’Umbria meridionale sul progetto storico della famosa ‘Provincia della Nera’ degli anni ‘20”.
Già nel dopoguerra – spiegano De Luca e Paparelli – sorsero movimenti volti a promuovere la ridefinizione dei confini provinciali, soprattutto dopo il 1970, anno della nascita dell’istituzione regionale. Poi negli anni 2006/2007 tale prospettiva venne approfondita ulteriormente, approfittando delle riforme amministrative che riguardarono la Regione, e che prevedevano la semplificazione della macchina burocratica, purtroppo senza esiti finali concreti.
Successivamente, nel 2012, i sindaci di Spoleto e Foligno si aprirono, seppur con le dovute cautele anche di fronte al Cal (Consiglio delle autonomie locali) alla prospettiva di trasferimento di 22 Comuni della Provincia di Perugia a quella di Terni. La stessa Regione allora propose di aprire una fase costituente. Il risultato finale ipotizzato porterebbe la Provincia di Perugia da 664.155 a 590.192 abitanti e una superficie di 4.852 km² (da 6.334 km²); la nuova Provincia di Terni-Spoleto da 234.586 a 308.549 e una superficie di 3.604 km² (da 2.122 km²). In particolare, la Provincia di Terni arriverebbe ad avere competenze su un terzo dei residenti dell’Umbria e su un’area geografica che rappresenterebbe almeno il 40% dell’intera superficie regionale.
Crediamo che si possa aprire un dibattito sereno e costruttivo su questi temi – concludono Paparelli e De Luca – in cui le comunità locali siano protagoniste così da definire un nuovo assetto istituzionale maggiormente funzionale all’organizzazione e alla gestione dei servizi oltre che alla coesione sociale delle due stesse province umbre”.