“L’analisi delle informazioni acquisite mostra scarse attività concrete poste in essere e un basso livello di intervento attivo e di attenzione sulla situazione del sito. Il considerevole ritardo nel percorso di restituzione ad usi legittimi e di tutela effettiva rispetto alla contaminazione merita un rinnovato e concreto interesse da parte del ministero dell’Ambiente”. Questo è il tratto più significativo che riguarda Terni dell’atto conclusivo della commissione sulle eco-mafie che a marzo del 2019 è stata a Terni.
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Dei risultati cui è giunta la commissione esprime la propria soddisfazione l’associazione “PapignoPesche” che sottolinea come siano stati riconosciuti “i ritardi ingiustificati nel risanamento di una delle 39 aree più inquinate del Paese.Un triste primato che vorremmo non avere, l’etichetta SIN (Sito di Interesse Nazionale), non è proprio come un IGP o un DOC! Sarebbe bene che lo ricordassero, e lo avessero fatto in precedenza gli amministratori che governano la città di Terni e l’Umbria e che, è triste registrarlo, senza soluzione di continuità -pur di fronte ad un cambio di colore e di ideologia- continuano a “sorvolare” sulla tematica, rinviando sempre più avanti nel tempo i dettami e gli input ministeriali per l’approfondimento dei carotaggi e l’analisi della situazione delle acque dell’area interessata.”
L’obbiettivo è dunque la bonifica della ex fabbrica di calciocianamide e della discarica: “Il risanamento di quell’area e la sua riqualificazione sono fondamentali per la qualità della vita di Papigno.
Ma ora che la Commissione Ecomafie si è espressa in modo netto, imparziale e definitivo, noi continuiamo a sperare e lottare per ottenere quello che è dovuto: la restituzione alla comunità di Papigno dell’area risanata. Eppoi…che ognuno ci faccia ciò che crede o che gli verrà concesso. A noi sta a cuore le salute delle persone e il risanamento e ripristino ambientale.”