I giovani? “Generazione,/ che muori/ perché contraddetta/ dall’immobile mondo/ d’invitanti poltrone/ e non rappresentata/ dal verbo di esseri/ forgiati in stanze/ sonnolenti e fumose/…”.
I migranti? “Ai senza nome e senza volto/ dispersi nella via della speranza/ né corpi né anime volano in alto/quando sul legno la morte danza/…”.
C’è anche l’impegno sociale nei versi di Lorenzo Manni, raccolti in un volumetto titolato “Le jeppe”. Chi è di Terni lo sa, le jeppe sono le zolle di terra così come la lascia l’aratro. Ed infatti il sottotitolo è “Rime terra terra”.
Ma che terra, terra! Lorenzo si trattiene, cerca di non comparire, si sottovaluta. Ma i suoi sono i versi di un poeta, di quelli che non vanno alla ricerca del “suono” delle parole e basta, ma che le usano per dire qualcosa che, dentro, sentono “vero”, prepotente. Desideroso di uscire alla luce del sole. E allora Lorenzo non può farne a meno, quasi tirato per i capelli estrae dal cassetto le sue poesie. Deve farlo, ma sembra quasi che lo faccia chiedendo scusa, come quando – ogni anno – presenta una poesia al concorso organizzato a San Valentino: un suo componimento c’è sempre, ma fuori concorso. Uno e spesso due, perché Lorenzo scrive poesie in lingua e in dialetto ternano. Dialetto, non vernacolo, non “l’archeologia” ma termini, espressioni e riferimenti di oggi e all’oggi. Le poesie in dialetto di Lorenzo Manni non sono poesie alla “Terni miu ‘ndo si jitu…”, non c’è la nostalgia e nemmeno il rimpianto del tempo che fu, seppur non manchino i ricordi. Ed ecco le poesie strettamente legate ai fatti. La fabbrica, certo: come non può starci la fabbrica se essa è stata una pietra angolare della vita di un uomo? La fabbrica, il lavoro, la politica, quella con la P maiuscola che non va confusa con partiti o schieramenti, ma che si sposa agli ideali. Pochi versi dedicati alla lotta degli operai nell’ottobre 2014, una vertenza dura, quella. Lorenzo coglie soprattutto la risposta compatta che la città riuscì a dare: “…/ Città d’acciaru, solidale e dell’amore, cucì la conoscono dall’andre parti, pe’ lu lauru emo da esse uniti tutti/ contro la vojia de li potenti e li ricatti:/ volemo facce cresce li fiji sani e forti/ Passeronno prestu ‘ste brutt’ore”. Tante i temi e le questioni toccati nella settantina di “Jeppe”: dall’informazione, alla vita di tutti i giorni, agli affetti, l’amicizia. L’ironia e lo scherzo. E il costume: “Se vidi li prufili, tutti bell’arcagnati/ li capilli fatti, niri o biondi de tintura,/ nun ciònno età, se so fesbocchizzati/ ridenno chi a cuarizzu e che a dentiera/…/ parli de sporte, pulitica, de che se magna/…
Lorenzo Manni, “Le Jeppe”, s.p.
Oltre alle poesie di Lorenzo Manni il libro contiene una serie di illustrazioni di Claudia Madolini