Dal Blog Umbria Sud pubblichiamo una curiosità che forse molti non conoscono.
Nel lontano 1946 ci fu qualcuno al quale balenò l’idea di creare una regione con al centro Terni, una regione che non comprendesse Perugia, alla quale, anzi, sarebbero stati sottratti territori.
Era una proposta vera e propria che fu lanciata all’assemblea costituente dal relatore Emilio Lussu. Lussu fondò il movimento Giustizia e Libertà, aderì al partito sardo d’azione, poi al partito sardo d’azione socialista e poi al partito socialista.
La proposta di Lussu ebbe il solo pieno appoggio dell’allora sindaco di Terni, Comunardo Morelli.E , visti i tempi ristrettissimi, fu destinata a finire nel dimenticatoio.
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La proposta era di creare una Regione, forse piccola, ma tutta accentrata su Terni e le sue attività industriali. “Si tratta in sostanza di creare attorno alla città di Terni una Regione costituita razionalmente secondo i criteri più moderni, con carattere spiccatamente industriale, che consenta di rendere la zona infinitamente più efficiente di quello che non sia”. Così la illustrò all’Assemblea Costituente nel dicembre del 1946, il relatore Emilio Lussu. “Un progetto per la sua concezione moderna – aggiunse – parrebbe dovuto ad un ingegnere americano”. Era la Regione Umbro-Sabina. Chi avesse materialmente elaborato il progetto non è noto, al momento, ma a presentarlo ufficialmente era il sindaco di Terni, Comunardo Morelli⇒.
Il problema fu proprio questo. Era soltanto il sindaco di Terni a sostenere l’iniziativa. Mancava – rilevò il relatore – “non solo il suffragio di altre autorità, enti, organizzazioni sindacali e politiche della zona, ma financo il parere delle popolazioni dei territori, chiamati a formare la futura Regione”, di cui – stabiliva il progetto – avrebbero dovuto far parte oltre alla provincia di Terni nel suo complesso e quella di Rieti per la quasi totalità, anche aree che sarebbero state sottratte alle province più vicine: così dalla provincia di Macerata sarebbe stata annessa tutta la zona montana di Visso; dalla provincia di Perugia quella intorno a Sellano, Cascia e Norcia (si trattava, in pratica dell’intera Valnerina), la pianura attorno a Spoleto e il territorio che va da Todi a Gualdo Cattaneo. La Provincia di Viterbo avrebbe perso soltanto Orte ed il territorio ad essa circostante. La quale Orte sarebbe diventata l’avanguardia ferroviaria di Terni.
Una “manovra” che avrebbe unito le aree di operatività della “Terni”: dalle miniere di lignite tra Todi, Gualdo Cattaneo e Spoleto, alla rete di centrali idroelettriche che comprendevano l’asta del Nera da Visso fino a Narni, e il territorio del bacino del Turano, dando vita ad un organismo che si trovava a disporre di quello che allora era il più importante serbatoio di energia elettrica per l’Italia intera.
Un’iniziativa mal preparata, forse a causa del restringersi dei tempi: la discussione intorno alle Regioni e alla loro conformazione territoriale andava affrontata in quel momento, però, perché in quei giorni la Costituente stava varando la normativa. Non ci fu tempo per lavorare meglio e di più intorno ad una proposta che fu presentata ufficialmente dal sindaco Morelli, ma dietro alla quale si intravedeva – si disse – l’ombra di Tito Oro Nobili⇒, in quel momento presidente della “Terni”.
Era il momento in cui si avviava, propria alla “Terni” l’esperienza dei Consigli di Gestione che portarono a sedere nel consiglio di amministrazione della società anche i rappresentanti dei lavoratori.