Infuriano le polemiche politiche sull’azienda servizi municipalizzati. Come si ricorderà lo scorso lunedì il consigklio comunale ha dato il via libera al piano industriale e alla cessione di quote di proprietà del Comune di Terni.
Secondo Thomas De Luca del Movimento 5 Stelle,” l’atto così votato, come successo ad esempio per l’affidamento dei parcheggi di superficie a Terni Reti, costituisce il passe-partout per azioni esecutive da parte della giunta già in data odierna. Quello che è accaduto lunedì costituisce il completamento del processo di privatizzazione già segnato dal piano di razionalizzazione delle partecipate che prevedeva la possibilità di cessione del 40%. Ci si nasconde dietro a giochi di parole, controsensi e bi-pensiero. Svendere per rafforzare, privatizzare per difendere la proprietà pubblica. C’è solo la parola “privatizzazione” per descrivere il processo che sposta il controllo di acqua, gestione dei rifiuti e infrastrutture strategiche dalle mani dei cittadini ternani alle multiutility del partito. Proprio in tal senso giungono voci, ormai quasi certezze – sostiene De Luca – che ad essere interessato all’acquisto sia uno dei quattro player italiani: il gruppo Hera. Come? Attraverso un processo di vendita diretta o di aggregazione con la multiutility delle Marche, la Marche Multiservizi SpA che è per il 49,59% di proprietà di Hera. Il governo 5 stelle a Roma rende “instabile” la governance e il controllo del Partito Democratico su ACEA e per questo la conca , terra di confine, è il primo avamposto della nuova era di Hera. Tutto si incrocia perfettamente con il nuovo disegno macroregionale della Marini, Toscana-Umbria-Marche spazio vitale su cui vantare il diritto di un legittimo controllo territoriale. L’azienda costruita con sacrificio dai ternani verrà quindi fagocitata da un colosso, spostando il baricentro decisionale sul destino dei lavoratori, dell’azienda e quindi della città a centinaia di chilometri dalle nostre teste.”
L’AFFONDO FINALE
“La svendita dell’ASM, al contrario di quanto affermato dal Partito Democratico, è l’ultima ancora di salvataggio per questa maggioranza di fronte al dissesto finanziario dell’ente. Fare cassa non agendo direttamente sulla richiesta predissesto ma attraverso una partita di giro colmare la voragine di debiti nascosta tra l’azienda e il Comune. Una scelta dettata dall’istinto di sopravvivenza di una classe politica al capolinea. Noi – CONCLUDE IL CONSIGLIERE 5 STELLE – abbiamo la responsabilità e il dovere di pensare al futuro perché non abbiamo nulla da nascondere del nostro passato. Per questo chiediamo a tutte le forze civiche, sociali e politiche della città di collaborare, di aiutarci a fermare la svendita di ASM, a prescindere dall’appartenenza, facendo ognuno la propria parte per impedirla. Approfondite, raccontate, facciamo sentire la pressione sul sindaco e sulla giunta facendogli capire che i ternani non sono disposti a cedere i propri diritti per difendere gli interessi del Partito”.
LE REPLICHE DELL’ASSESSORE PIACENTI D’UBALDI E DI ANDREA CAVICCHIOLI
“Non è che da una forza politica che sostiene convinta il complotto dei frigoriferi sia lecito aspettarsi molto di più – replica l’assessore alle Partecipate Vittorio Piacenti D’Ubaldi – ma i futuri scenari dipinti dai grillini di Terni su Asm sono da racconto di fantascienza. Accantonati i tentacoli di Acea, ora che Acea risponde a un loro sindaco, i grillini chiamano in ballo nuove società, nuovi gruppi, per i quali ci sarebbero già accordi di vendita per Asm. Tutti coloro che hanno un minimo di dimestichezza con le procedure amministrative – norme a garanzia dei beni pubblici tra cui Asm – sanno perfettamente che ogni percorso che riguardi Asm deve essere ad evidenza pubblica e che non è possibile dar luogo ad accordi di tipo privatistico. La posizione dei Cinque stelle di Terni su Asm è di pura conservazione, di mantenimento di una azienda esclusivamente comunale, così da non essere in grado in grado di crescere dimensionalmente al di fuori del territorio comunale e di competere su un mercato nazionale. Un congelamento che nel giro di qualche anno porterebbe l’azienda ad essere fagocitata o comunque non più competitiva. L’Amministrazione Comunale di Terni ribadisce di essere favorevole non ad una privatizzazione di Asm ma ad una apertura del capitale per un rafforzamento industriale e finanziario, in un ambito di garanzie per il bene pubblico e per i lavoratori. Abbiamo l’obiettivo di creare una azienda che possa essere competitiva, che possa andare a ricoprire ruoli e funzioni anche in altre realtà italiane. Questo è un modo di amministrare con senso di responsabilità, guardando al futuro di Asm, di Terni, in un’ottica di creare occasioni di sviluppo e di lavoro per la nostra comunità. Dipingere scenari di non meglio specificati macchinazioni, una volta con Roma, un’altra con le Marche, la prossima con il mondo di Marte, serve magari a suggestionare, a gridare sempre e comunque allo scandalo, ad intercettare il malcontento, non certo a portare avanti gli interessi di Terni. A noi non ci interessa fare cassa, non ci interessa dipingere scenari apocalittici, lavoriamo per valorizzare Asm, per renderla competitiva. E siamo convinti di riuscirci anche se questa notte Terni dovesse essere disseminata di frigoriferi”.
“Il Movimento 5 Stelle sul futuro di ASM delinea scenari assolutamente privi di fondamento ed in palese contrasto con quanto ribadito anche nel recente dibattito in Consiglio Comunale – ha replicato il capogruppo PD a Palazzo Spada, Andra Cavicchioli.
Senza alcuna ambiguità – ha proseguito Cavicchioli – ho precisato a nome del gruppo del PD che non verrà mai messo in discussione il controllo pubblico del Comune di Terni per la società, che non è mai stato ipotizzato l’inserimento di cessione di quote del capitale di ASM nel piano di riequilibrio pluriennale, che ogni ipotesi di cessione di “asset” non strategici è diretta esclusivamente a rafforzare l’Azienda, che l’ASM deve avere strategie di ampliamento della sfera di azione, avendo riguardo in via prioritaria al territorio umbro, con percorsi che hanno come unico obiettivo il potenziamento del ruolo della stessa ASM, il miglioramento dell’efficienza nonchè della economicità e della qualità dei servizi resi.
Tutto ciò – ha proseguito Cavicchioli – mi fa ritenere superfluo il commento a rumors riferiti dal Movimento Stelle su presunti accordi con altre società, in una fantomatica ottica di macroregioni, che così come delineata dal M5S sarebbe peraltro certamente non condivisibile.
E’ la proposta del M5S per l’ASM – ha fatto presente Cavicchioli -, che vorrebbe qualificare la società fra i soggetti “in house” con controllo analogo in capo all’AURI, soggetto pubblico regionale nel quale il Comune di Terni ha una rappresentanza fortemente minoritaria, che oltre ad essere fuori dalla evoluzione delle normative comunitarie e nazionali, farebbe perdere al Comune di Terni il ruolo che noi vogliamo sia sempre garantito.
Per quanto mi riguarda e come il gruppo del M5S ben sa,- ha concluso Cavicchioli – non mi sono mai sottratto al confronto che anzi sollecito, certo della bontà degli argomenti che sosteniamo e dei comportamenti sempre corretti tenuti nei confronti dell’ASM, convinto assertore della necessità per il Comune di svolgere esclusivamente un ruolo di indirizzo e di controllo degli obiettivi dell’Azienda, con il potere e la responsabilità del management per la gestione aziendale e con la richiesta pressante a quest’ultimo di garantire risultati positivi nell’interesse della nostra comunità.”
ASM SI SVENDE
“Le contraddittorie risposte dell’assessore Bucari all’atto di indirizzo con il quale ho chiesto che la pubblica illuminazione non venga sottratta all’ASM confermano il pressapochismo di una gestione che rischia di abbandonare l’Azienda alla deriva del depauperamento e della svendita – sostiene Marco Cecconi (fdi). Da un lato infatti la giunta, per bocca di Bucari, insiste almeno a parole in un percorso di esternalizzazione del servizio, tramite gara europea bla bla bla, dall’altro nel piano aziendale dell’ASM, presentato dalla stessa giunta in consiglio, la pubblica illuminazione continua ad essere ricompreso – più che giustamente – nel core business della Multiservizi. Nel mezzo, un pasticciaccio di nuove imprese create ad hoc da ex notabili del partito democratico (e relativo cerchio magico) proprio per aggiudicarsi questa fetta della torta-ASM.
Se questo è il percorso che dovrebbe portare all’ingresso di privati nella compagine azionaria dell’Azienda – aggiunge Cecconi – i motivi di preoccupazione sono troppi. Non si vende un gioiello di famiglia quando alle porte ci sono i debitori e cioè quando, per dirla in altri termini, lo stato di predissesto di Palazzo Spada comporta un urgente e disperato bisogno di liquidità, ovvero un disperato bisogno di fare cassa. E non si vende un bene con la prospettiva concreta di ricavarne il prezzo più giusto, dopo che si è fatto di tutto – com’è nel caso della pubblica illuminazione ma non solo – per svalutare questo bene sottraendogli pezzi su pezzi a vantaggio di qualche altra partecipata vecchia o nuova, carrozzoni di partito tutti fallimentari e quindi costosissimi per i contribuenti.
Oltretutto, sempre a proposito di debiti, quelli che il Comune ha accumulato in questi anni proprio nei confronti dell’ASM – di cui il Comune è proprietario attualmente al 100% – ammontano a milioni e milioni di euro: fatto che risulta essere determinante nelle difficoltà di un’Azienda la quale ha invece bisogno (tanto più nel caso si intenda cederne una quota) della massima solidità e della più ampia capacità di investimenti.
Primo, Palazzo Spada saldi i propri debiti con l’ASM. Secondo, provveda ad incrementare al massimo il valore dell’Azienda, implementandone i servizi e la conseguente possibilità di accesso anche a finanziamenti esogeni. Su tutto, Di Girolamo, Bucari e compagnia rinuncino – sulla pelle dell’ASM e di chi ci lavora – ai soliti giochetti spartitori che sono all’origine dell’ennesimo esempio di malgoverno clientelare qual è il caso-pubblica illuminazione. Delle future strategie per l’Azienda – conclude Cecconi – si potrà utilmente parlare solo dopo che saranno state assicurate queste condizioni”.