È appena finito un anno infausto, non è nemmeno iniziato il 2021, e già dobbiamo piangere un figlio della nostra città, un artista a tutto tondo, personaggio conosciuto in tutto il globo, per le sue capacità artistiche e non solo. Ci ha lasciato Marco Collazzoni, appena 50 anni, un male incurabile lo ha portato via dagli affetti e dagli amici, ma anche dalla sua musica, dal suo amato Jazz, dal suo sassofono, dai suoi tanti strumenti suonati, dalle sue tele e dalle sue moto antiche che amava restaurare. Raccontare Marco non basterebbe un libro; era sempre di corsa, sempre pieno di impegni, tanti progetti, tanti lavori, soprattutto per la sua musica, ma instancabile per prodigarsi per gli altri, una vita dedita ai suoi compagni di viaggio, orchestre, band, Università, scuole di musica, la banda di Monteleone di Spoleto, e poi la Borgani, l’azienda per cui ha lavorato per anni come tecnico, a cui bastava un soffio di fiato per scoprire pregi e difetti degli strumenti che costruivano. Oggi i più grandi musicisti di caratura mondiale suonano quegli strumenti, perché volevano che fosse lui a provarli, perché la sua anima lì risiedeva, nella musica e nel suono dei suoi fiati. Dicevamo impagabile, come uomo, sempre pronto per donarsi e donare agli altri la sua musica; tanti concerti in piazza a Terni, ma anche in tutto il mondo, con i più grandi del Jazz, del Blues, e della musica classica, ma anche per gli amici sempre pronto a dedicargli le sue note.
Chi scrive queste righe ha avuto l’onore e la fortuna di averlo come accompagnatore all’altare in una sperduta chiesa nissena, sulle ali dell’Ave Maria di Schubert ed anche ad allietare il battesimo dell’ unica figlia, Chiara, anni dopo senza mai dimenticare le scampagnate o le gite fuori porta con la sua Dyane rossa, il clarinetto sempre con lui, pronto a tirarlo fuori dalla sua custodia per allietarci con i suoi assoli e per sorridere con gli amici in semplici serate.
Marco non è raccontabile, andava vissuto, proprio come i suoi assoli ai concerti, orgasmo puro per le orecchie, e i suoi show da eterno Peter Pan sul palco, capace di saper trasportare non solo il pubblico ma anche i suoi stessi compagni, sempre. Ma sceso da quel palco tornava il ragazzone timido, a cui i complimenti facevano arrossire.
Oggi Terni ed il mondo della musica piangono un loro figlio, che ha lasciato tanta tanta ottima musica incisa, e le tante storie dei suoi allievi e dei suoi colleghi che lo ricorderanno nel tempo, ma da questo posto vogliamo anche lanciare una proposta perché non sia soltanto un articolo commemorativo della sua grandezza, e allora la città lo ricordi come merita, magari intitolandogli una via o una piazza, come meritano i grandi artisti, ma lui non era solo quello, era un fottuto Genio…quel Genio di Marco Collazzoni.
Alessandro Piersigilli