Ci fanno pure gli spiritosi quelli del Movimento Cinquestelle. E nell’annunciare che hanno presentato insieme al Partito Democratico un esposto alla Corte dei Conti, spiegano che esso riguarda un “investimento che fa acqua da tutte le parti”. Espressione che appare più che opportuna visto che si parla del Servizio Idrico Integrato, ossia della gestione dell’acqua pubblica. Acqua pubblica? I gruppi consiliari al Comune di Terni dei Cinquestelle e del Pd, corroborati dalla firma in calce all’esposto da parte del consigliere regionale Thomas De Luca (M5S, come si sa), si augurano e difendono proprio questo concetto: che la gestione dell’acqua sia pubblica.
Perché l’esposto? “Così come anticipato nelle scorse settimane – recita una nota dei Cinquestelle – abbiamo depositato un esposto alla Corte dei Conti per segnalare presunte illegittimità nella gestione della Sii, società partecipata dal Comune di Terni”. “L’atto, disposto dal M5S – continua la nota – è stato firmato anche dai consiglieri del Partito Democratico”.
La verifica che si chiede alla Corte dei Conti è sul dubbio di una “eventuale illiceità amministrativa perpetrata dall’Ente (il Comune,ndr) nei confronti della Sii Scpa”. Il riferimento, è chiaro, è al comportamento del Comune in merito alla vicenda più che dibattuta della cessione delle quote Sii di proprietà dell’Asm, a sua volta partecipata al 100% dallo stesso Ente di Palazzo Spada.
La questione è nota: la Società Sii è per il 51% di proprietà pubblica: le azioni sono cioè per il 51% possedute dai Comuni della Provincia di Terni; il 49% è di proprietà privata essendo le quote corrispondenti nel portafogli Asm (18%), Aman (Azienda Multiservizi Amerino Narese che detiene il 6%) e Umbriadue Scarl che fa capo ad Acea (25%).
Qual è il problema di fondo? Che l’Asm è in serie difficoltà. Da un pezzo, non da ieri. Ed allora si è pensato di prendere una boccata di ossigeno vendendo le quote di Asm nella Sii ad Acea che verrebbe così ad essere largamente preponderante tra i soci privati (ora si sta 24 a 25% sommando le quote di Asm e Servizi Idrico Amerino). L’operazione porterebbe sei milioni nelle case rinseccolite di Asm.
Sei milioni sono una bella cifra, di per sé, ma non per la situazione debitoria dell’Asm che si avvicina ai 128 milioni di euro (dati riferiti al bilancio 2018). Va da sé che la cessione delle quote del Sii sul piano contabile sembrano più che altro poter svolgere la funzione di un’aspirina prescritta ad un malato terminale.
Ma per un’aspirina si può mettere un grosso punto interrogativo sulla gestione di un bene pubblico come l’acqua? Senza voler fare processi alle intenzioni, la posizione preponderante di un socio tra i detentori della quota privata fa nascere qualche dubbio, quello cui si sono appellati tutti coloro che ricordano i risultati di un referendum con cui il popolo italiano decise che l’acqua era e deve restare un bene di tutti. Va inoltre registrato un orientamento in controtendenza con dichiarazioni fatte in campagna elettorale o nei primi tempi della “nuova gestione” di Palazzo Spada.
A quel tempo (si parla di un anno e mezzo fa) semmai s’era affacciata l’ipotesi di cedere ad Acea direttamente il 49% del capitale Asm il che sarebbe equivalso alla vendita dei gioielli di famiglia, una pratica cui si fa ricorso nel momento in cui l’acqua sta salendo oltre la gola. Quel tipo di operazione avrebbe portato a casa i 130 milioni di euro sufficienti a ripianare i debiti. Decisione difficile, anch’essa comunque scellerata, specie se si fa riferimento al rapporto ormai plurisecolare che la comunità ternana ha stabilito con la “sua” acqua intesa in questo caso come fonte di disponibilità di energia, di ricchezza, di opportunità, di “anima”.
La soluzione è difficile da trovare, ovvio. Ma è nei compiti difficili che si “varrà la nobilitate” di una classe dirigente e di governo che intende, come dice, rinnovare i metodi di governo della città. Troppo comodo abbracciare soluzioni con cui si rischia solo di mettere una pezza.
Eppure sembrava si fosse partiti con un forte abbrivio, il quale – però – si è via via stemperato fino a far comparire l’impressione di una politica per ora fatta di semplici sostituzioni dettate da matrici ideologiche diverse da “quelle di prima”.
Per cui hanno buon gioco, nel caso specifico, il Movimento Cinquestelle e il Partito Democratico – forze di opposizione – nell’essere sarcastici e definire quello compiuto con la Sii un investimento che fa acqua da tutte le parti, tanto più se possono obiettivamente fare considerazioni che dimostrano, dicono, che essa è stata finora un’esperienza “solo in grado di indebitare i Comuni, portare le tariffe dell’acqua a livelli da record nazionale, record che riguarda anche la percentuale di perdite della rete idrica. Più che parlare di passaggi di quote che favoriscono solo i privati –ammoniscono M5S e Pd – è ora di impegnarsi al massimo per valutare la possibilità di voltare pagina rispetto al modello di gestione visto fino ad oggi ritornando ad un pieno controllo pubblico così come sancito da referendum del 2011”.
Loro parlano del Sii, ma è chiaro che in ballo c’è anche, preoccupante, la sorte dell’Asm.