Anche a Terni è iniziata la raccolta delle firme per i 6 quesiti referendari per una Giustizia giusta.
In Piazza Tacito al tavolo si sono ritrovati i membri del comitato per una Giustizia giusta che annovera figure di diverse provenienze politiche.
Lucia Dominici è di Forza Italia, Federico Brizi è della Lega, Stefano Bucari è un ex amministratore (ex anche del PD), Sandro Corsi è il Presidente di ACTL.
Del comitato fanno parte anche altri ex PD come Emilio Giacchetti e Valdimiro Orsini, Paolo Cicchini e Leonardo Bordoni della Lega e Stefano Fatale di Forza Italia.
Entro il 30 settembre dovranno essere raccolte oltre 500 mila firme affinché il Referendum possa avere luogo.
“I tempi sono maturi – afferma la consigliera comunale a Palazzo Spada di Forza Italia, Lucia Dominici – per attuare quella riforma della giustizia che tutti i cittadini , da tantissimo tempo, ci chiedono. Un risultato per tutti quanti che non deve avere alcun colore politico.”
A Terni è previsto un evento pubblico importante per il 19 luglio con esponenti politici nazionali.
“Venite a firmare perché ne abbiamo bisogno – è l’appello che rivolge la Dominici – finalmente questa è la strada giusta per arrivare a una giustizia giusta.”
I 6 QUESITI
6) Abolizione del decreto Severino. Con il sì viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.
5) Limiti all’utilizzo della custodia cautelare. Se vince il sì resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile “reiterazione del medesimo reato”. Questa è la motivazione che viene utilizzata più di frequente per disporre la custodia cautelare, molto spesso senza che questo rischio esista veramente.
4) Separazione delle carriere. Se vince il sì Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.
3) Equa valutazione ei magistrati. Se vince il sì viene riconosciuto anche ai membri “laici”, cioè avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.
2) Responsabilità diretta magistrati. Se vince il sì si introduce la possibilità di chiamare direttamente in causa il magistrato che ha procurato illecitamente il danno. I magistrati saranno considerati alla pari di tutti i funzionari pubblici: chi sbaglia paga, stop a regimi privilegiati. Lo scopo è quello di responsabilizzare i magistrati, preservarne l’onorabilità di corpo e scongiurare abusi, azioni dolose o gravi negligenze.
1) Riforma del CSM. Se vince il sì viene abrogato l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. L’attuale obbligo impone a coloro che si vogliano candidare di ottenere il beneplacito delle correnti o, il più delle volte, di essere ad esse iscritti. Con il sì, si tornerebbe alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura. Avremmo così votazioni che mettono al centro il magistrato e le sue qualità personali e professionali, non gli interessi delle correnti o il loro orientamento politico.