Forse non tutti sanno che il materiale con il quale si producono i sacchetti biodegradabili, obbligatori dall’1 gennaio 2018, viene realizzato a Terni. É il MATER-BI, niente altro che amido di mais e oli vegetali, elementi che sono alla base dei nuovi sacchetti biodegradabili ultraleggeri con i quali, ad esempio, al supermercato, incartiamo la frutta, la verdura. L’Italia ha recepito una direttiva europea che tende a ridurre il consumo della plastica che resta per sempre e avvelena l’ambiente che ci circonda. L’appunto che si può muovere al governo italiano è che, contemporaneamente, ha obbligato l’esercizio commerciale a determinare un costo di tale sacchetto, intorno ai 3/4 centesimi, obbligo che la direttiva prevedeva fosse esercitato entro il 31 dicembre di questo anno. Tuttavia sono in molti a ritenere che l’Italia sia stato solo il primo Paese a fare questa scelta, in breve tempo seguiranno tutti gli altri.
Secondo l’associazione dei consumatori ADOC, per una famiglia composta da 3 persone, genitori più un figlio, l’aggravio di spesa annuo dovrebbe aggirarsi , al massimo, intorno ai 15 euro. ” Ad ogni modo – scrive Roberto Tascini, Presidente di ADOC – invitiamo tutti i consumatori a segnalarci eventuali anomalie e fenomeni speculativi sui costi dei sacchetti, in modo da denunciarli alle Autorità competenti. Augurandoci che le sanzioni previste, fino a 100mila euro, siano elevate con la massima prontezza e severità”. Secondo un primo sondaggio condotto dalla stessa associazione “Il 65% dei consumatori si è dichiarato favorevole ai nuovi sacchetti, in ragione della loro sostenibilità. A dimostrazione che i cittadini premiano sempre di più gli interventi legati alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente, anche se questi vanno ad incidere sulle loro tasche, il prezzo non è più la sola e unica componente da tenere in considerazione – conclude Tascini – la ricerca di una maggiore qualità del prodotto/servizio offerto, il rispetto dell’ambiente e delle politiche di sostenibilità sono ormai fattori chiave nelle scelte dei consumatori.”
NOVAMONT
Ma torniamo a Novamont. ” È nel nostro storico stabilimento di Terni – sostiene Andrea Di Stefano, responsabile progetti speciali dell’azienda- che esce il prodotto finale, cioè il polimero di MATER BI creato con elementi di origine vegetale, capace, una volta arrivato alla fine del suo ciclo vitale, di tornare alla terra come parte del ciclo naturale.”
Novamont produce 100 mila tonnellate annue di sacchetti bio. Dà lavoro a 650 dipendenti, dei quali 130 sono occupati nello stabilimento ternano.
“Negli ultimi 15 anni – afferma Di Stefano -. abbiamo investito circa 700 milioni di euro e dal 2017 abbiamo avviato nuovi investimenti tecnologici su Terni e confidiamo di proseguire sulla strada dello sviluppo per effetto della domanda, non solo italiana. La più interessante, infatti, è quella internazionale, in particolare francese, visto che la Francia ha anticipato l’utilizzo obbligatorio dei sacchetti ultraleggeri compostabili, già da un anno.”
LE POLEMICHE
Qualcuno,in questi giorni, ha sottolineato la “vicinanza” di Novamont a Matteo Renzi. Questo perché l’amministratore delegato, Catia Bastioli, intervenne, a una Leopolda renziana per essere poi, presidente del consiglio Renzi, nominata presidente di Terna. Come se Novamont avesse tratto vantaggi da questa amicizia.
“Noi siamo solo uno dei competitor di questo mercato – afferma Di Stefano – insieme ad altri colossi esteri.”.
“C’è stata fino ad oggi una scelta del sistema paese, politicamente trasversale, nel sostenere quella innovazione , ora voluta da una direttiva europea – conclude Di Stefano – sarebbe spiacevole e negativo se si danneggiasse uno sviluppo industriale che ha creato grandi opportunità economiche e occupazionali e ha permesso all’Italia di ottenere una posizione di leadership.”