L’ex dirigente di AST ed ex direttore del Tubificio di Terni, Sandro Fortunati, manda una lettera, tramite Terni in Rete, all’ingegner Daniele Moroni. L’ingegner Moroni è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione, che sta scontando nel carcere di Terni, perché ritenuto, tra gli altri, responsabile della morte di 7 operai della Tk-AST di Torino, morte causata da un incendio che si sviluppò nello stabilimento nel dicembre del 2007. Per quella dolorosa vicenda sono stati condannati anche Harald Espenhahn, allora amministratore delegato e l’ingegner Marco Pucci che sta scontando la pena (6 anni e 10 mesi) anche lui nel carcere di Terni.
LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
https://terninrete.it/Notizie-di-Terni/9-anni-e-8-mesi-a-espenhahn-e-6-anni-e-8-mesi-a-pucci-345391
QUESTA LA LETTERA DI SANDRO FORTUNATI A DANIELE MORONI
Egregio ing. Daniele Moroni,
ho letto con grande interesse e partecipazione emotiva le tue riflessioni e e la tua ricostruzione sui fatti ed antefatti dell’incidente sul lavoro avvenuto nello stabilimento TK-AST di viale Regina Margherita di Torino e le relative condanne.
Conoscendo bene dal di dentro quella realtà produttiva sin da quando era di proprietà della FIAT ed essendoci tra i sette morti il capo linea Rocco Marzo ed Angelo Laurino che conoscevo e con i quali avevo preso confidenza e parlavo spesso, quel dramma l’ho vissuto molto intensamente e per questo, col massimo rispetto per le tue/vostre personali e familiari sofferenze , mi permetto di commentare e di aggiungere realtà, sicuramente anche a te note, ma non riportate nel tuo scritto, forse ancora per “fedeltà” alla Azienda.
I rinvii a giudizio erano per me formalmente corretti. Avrei fatto eccezione per il solo A.D. ing. Marco Pucci, solo perché da poco in quel ruolo, in quanto l’Azienda decise di continuare a rischiare, ben conoscendo le tantissime carenze tecniche (fatti suoi) e di sicurezza sul lavoro di quella linea (fatti collettivi ed individuali).
Purtroppo il disastro da sempre potenzialmente possibile, è accaduto dopo tanti anni di convivenza del personale addetto con i piccoli incendi (con conseguente abitudine psicologica e minore sensibilità al rischio) e con i conseguenti gravi errori avvenuti quella notte. Lavoratori che si sottoponevano a turni di lavoro snervanti ed a lavoro straordinario, autorizzato anche dal sindacato e dal sindacalista della UILM, Antonio Boccuzzi, che è stato poi l’unico ad uscirne vivo ricevendo subito dopo il premio dai politicanti italici essendo stato fatto eleggere nel Parlamento italiano.
Comprendo quanto scrivi e la tua frustrazione. Sei stato sfortunato ma con la mia cultura radicale sostengo da sempre che non esistono le morti bianche. Vi sono sempre responsabilità per ciascuna funzione-lavoro in ragione di quanto si deve adempiere e soddisfare, ben sapendo che possono avvenire disattenzioni ed errori da parte del personale operativo addetto per cui, come nel caso in questione, si è “sottovalutato” (?!) trascurato (?!) un ripetitivo piccolo incendio che avveniva frequentemente e da tanti anni sino al suo tramutarsi in un incendio incontrollabile.
Io penso che quella notte gli addetti dopo avere avviato quel rotolo fossero tutti all’esterno e che per questo non abbiano sentito e visto per 10 minuti, sino al vero e proprio scoppiare dell’incendio non più governabile.
Certo, quello di subire una condanna pesantissima per “reato omissivo” credo sia un assurdo considerando le moderne organizzazioni del lavoro dove i Top Manager DEVONO fare utili per ripagare gli azionisti della Società/Holding e per questo si assumono anche dei rischi.
In riferimento alla contestazione che non avresti svolto il tuo ruolo presso la U.P. PIX/TO,
ho sempre ritenuto che l’importante non sia “esserci”, ma “essere”.
Con ciò voglio dire che quella realtà produttiva era un FEUDO , il cui feudatario aveva sempre mantenuto la sua leadership (ed ufficio) che gestiva mediante i suoi “vassalli”, anche quando venne trasferito a Terni. Credo che sia questa una possibile ragione della tua limitata frequentazione di quello stabilimento, se vero quanto sostenuto dalla accusa nel corso dei giudizi.
Secondo i Giudici, tenendo conto delle funzioni assegnate al tuo ruolo, avresti dovuto agire formalmente nei confronti del Presidente Harald Espenhahn e dell’Amministratore Delegato Marco Pucci sulla necessità ed urgenza di intervenire su quella Linea per mancanza di sicurezza antincendio e/o sostenere tale necessità in riunioni tecniche che normalmente vengono sempre verbalizzate con la lista dei presenti.
Una visione burocratica questa dei Giudici e di interpretazione delle leggi applicabili, che spesso noi tecnici operativi non abbiamo ma che avrebbe fatto la differenza in questo caso, addebitando la responsabilità per quanto avvenuto al solo Presidente della TK-AST.
Sicuramente un dirigente che dovesse scrivere e sostenere con forza col Capo Azienda la assoluta necessità di messa in sicurezza (richiedendo con ciò interventi, soldi , perdita di produzione), deve mettere in conto di non essere ascoltato e di rischiare il licenziamento o, di vedere applicata alla sua persona una qualche variante della legge di Peter come “lo svolazzo laterale” o “la canonizzazione a spinta”.
Un caro saluto ed un vero incoraggiamento a resistere da un ex collega sfuggito alla morte proprio quando si trovava a PIX/TO per discutere col fornitore della sezione decapaggio della Linea 4 di Terni, che tu citi nel tuo scritto, ed ancora un mio grazie ai colleghi torinesi che non mi lasciarono mai solo nel corso del ricovero.
Il colpo che hai subito è certamente duro ma purtroppo inevitabile.
Hai la famiglia ed i figli con te e soprattutto la vita che, da invalido come io sono da quasi venti anni, vale vivere se stai bene con te stesso.
Forza e coraggio, Daniele.
P.S. Se vorrai rispondere a questa mia ti leggerò volentieri.