“Entro la fine dell’anno avremo il nuovo Piano straordinario per l’abbattimento delle liste d’attesa. Risorse per potenziare servizi e personale non ci sono. C’è un miliardo in più per il Fondo sanitario ma abbiamo speso solo per la farmaceutica ospedaliera un miliardo in più rispetto alle previsioni. Proporremo Rao (Raggruppamenti omogenei di attesa) a chilometro zero, più prestazioni per anziani e pediatriche. Si lavorerà sulle prescrizioni, che saranno fatte in tandem da medico di medicina generale e specialista, che valuti se la prestazione diagnostica sia effettivamente necessaria e, solo in quel caso, si dia corso alla prestazione. Vorremmo provare per gli screening a intercettare chi non aderisce, oggi il 78%. Per la mammografia risponde agli screening il 69% delle donne, poi però sono altissime le richieste per la mammografia al di fuori dello screening. È qui che si va alle lunghe, non se si aderisce allo screening. Abbiamo potenziato i Cup, da cui passano il 95% delle prenotazioni. Ogni mese si fanno 100mila chiamate di recall (servizio che ricorda telefonicamente l’appuntamento e chiede conferma).
Prima il drop out superava il 10%, significa che quasi dodici cittadini su cento non si presentavano, ora siamo al 4%. Vorremmo provare anche a prevedere che le prestazioni dopo il primo accesso siano fatte direttamente dallo specialista che ha fatto la visita o svolto la prestazione, quindi che la risposta sia programmata direttamente dal professionista che fissa la data dei controlli successivi. Vorremmo anche incrementare le fasce orarie ma la direttiva europea impone ai medici prestazioni in un arco temporale che non può essere superato. Se sfori l’orario di lavoro, si rischiano sanzioni. Medici che mancano e orari di lavoro sono i problemi da risolvere. Infine, per quanto riguarda l’intervento dei privati con strutture convenzionate, c’è sempre la legge Monti che impone alle Regioni di non superare il tetto di spesa stabilito al 2011”.
Affermazioni rese dell’assesore regionale alla sanità, Luca Barberini in Terza commissione dove si discuteva la mozione presentata da Marco Squarta (FDI, portavoce del centro destra), sull’abbattimento delle Liste di attesa.Squarta proponeva visite fino alle ore 24, nei giorni feriali e anche il sabato pomeriggio.
Le prestazioni svolte dal servizio sanitario regionale sono state, nel 2017, circa 15 milioni per una regione che conta meno di 900 mila e sono in costante aumento.
I membri della commissione hanno chiesto tempo per analizzare i dati forniti dall’assessorato e relativi ai primi semestri degli anni dal 2015 al 2018.
Limitatamente a quest’ultimo semestre, si evince che i tempi per le urgenze vengono rispettati o vi sono sforamenti minimi, mentre per le visite programmate i tempi di attesa si allungano. Qualche esempio: per una coloscopia Rao B (breve) il tempo massimo di attesa è indicato in 10 giorni; la prestazione avviene entro 6 giorni nell’Azienda ospedaliera di Perugia e entro 10 giorni in quella di Terni. Sempre una colonscopia ma Rao D
(differita) per cui si prevedono tempi di attesa fra i 30 e i 60 giorni, ce ne vogliono 20 nell’Azienda ospedaliera di Perugia e 29 in quella di Terni.
Altro esempio: una visita cardiologica Rao U (urgente) prevede un’attesa massima di giorni 3, e viene effettuata in 3 giorni presso l’Azienda ospedaliera di Perugia, in 2 giorni presso l’Azienda ospedaliera di Terni (tutti i dati sono pubblicati nei siti delle aziende sanitarie, ndr.).
Marco Squarta, ha detto che l’atto “può essere lo spunto per arrivare a una proposta unitaria che recepisca le varie proposte in materia di abbattimento delle liste di attesa (in campo anche una proposta della Lega datata 2015, che il capogruppo Fiorini ieri ha chiesto di inserire), in ogni caso bisogna intervenire perché i cittadini sono alle prese con tempi di attesa lunghi che però, spendendo grosse cifre, si accorciano. L’intramoenia va dunque bloccata. Il sistema in vigore ha fallito. Il recall è inutile e costoso. Meglio sarebbe far pagare le prestazioni in anticipo- – ha detto Squarta”.