Si può rimanere delusi per il fatto che il proprio figlio non trovi mai spazio fra i ragazzi chiamati a disputare le gare. Ancora di più si può rimanere delusi se l’allenatore, che non è uno qualsiasi, bensì Nicola Traini, ex gloria rossoverde, si rivolge al ragazzino e ai genitori in modo sgarbato :”sei scarso, con me non giochi, portatelo via”.
Questo sostengono sia accaduto, i genitori di questo giovane calciatore. E hanno affidato a una lettera-sfogo inviata alla stampa tutta la loro rabbia.
Nicola Traini e la società dell’Olympia, naturalmente, se vogliono , possono replicare.
QUESTA LA LETTERA
Gentile direttore,
chi le scrive è una mamma rimasta delusa, per non dire scioccata, da quanto accaduto a mio figlio di 13 anni. Sono così arrabbiata che non ho neanche paura di fare nomi e cognomi, e mi scuso se la mia uscita potrà sembrare inopportuna.
Io e mio marito non siamo come quei genitori che si vogliono sostituire agli allenatori, che credono che il loro figlio sia più bravo degli altri e meriti di più, che sono pronti a ogni tipo di nefandezza e scorrettezza per vederlo giocare al posto di un altro, che covano in cuor loro il sogno di vederlo diventare un campione per poter così dare un senso e uno sfogo alle loro frustrazioni.
Semplicemente, noi che paghiamo regolarmente tutti i mesi la quota della scuola calcio richiesta dall’Olympia Thyrus San Valentino Farini, ci siamo permessi giusto nelle ultime due partite di chiedere a mister Traini di prendere più in considerazione nostro figlio.
Lui non è e non sarà un campione, sinceramente non ci interessa. Ci interessa che giochi, mica sempre, ma qualche volta sì. Che si diverta, che sul campo insieme a compagni e avversari impari qualcosa di come gira la vita e il mondo dello sport. E dispiace vedere un allenatore che si rivolge a noi in malo modo urlandoci in faccia: “Vostro figlio è scarso, mettetevi il cuore in pace, non giocherà mai”. Dispiace poi ricevere le scuse dello stesso allenatore e pure del presidente Sandro Corsi, e vedere poi nostro figlio nell’ultima partita del campionato Giovanissimi Provinciali appena vinto dalla squadra (sul punteggio di 6-1 a favore) chiedere senza risposta: “Ma quando viene il mio turno?”. Dispiace vedere nostro figlio piangere per questa mancanza di sensibilità e di considerazione. Dispiace più di tutto vedere di nuovo l’allenatore rimangiarsi le scuse e di nuovo urlare in faccia a noi e a nostro figlio: “Sei scarso, con me non puoi giocare, portatelo via”.
Ci chiediamo, e lo facciamo con rabbia ma con rispetto, estremo rispetto per quelle società che pretendono dai genitori che stiano al loro posto, dove siano i principi base dell’educazione, intesa sia come comportamento che come intenzionalità educativa. Non ci interessa nemmeno polemizzare sul fatto che molto spesso chi gioca sempre non è poi altrettanto puntuale, come noi, nel pagamento della quota mensile. E non ci importa perchè in fondo parliamo sempre di ragazzi, qualcuno anche con condizioni familiari complicate. Ci importa, però, che al di là del risultato, così come un genitore deve saper stare al suo posto, altrettanto chi sta dall’altra parte, sul campo, ed ha a che fare con i nostri figli, lo faccia con educazione, rispetto e comprensione, prima ancora che con la preparazione tecnica o tattica.
Mi scuso per lo sfogo, ringraziando per il tempo e lo spazio che vorrete concedere.
Letizia Di Camillo