Sembrerebbe esserci gran fermento intorno alla Elettrocarbonium-SGL-Carbon. Ne abbiamo scritto più volte nel corso di queste ultime settimane; almeno 2, forse 3 manifestazioni di interesse sarebbero giunte sul tavolo del liquidatore, Marco Petrucci. Ma, al momento, tutto questo presunto interesse non ha prodotto alcunchè tanto che dopo le prese di posizione di parlamentari e sindacati , qui ne riproponiamo alcune
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ha preso carta e penna anche un gruppo di lavoratori, fortemente preoccupati per lo stallo della situazione, “nonostante la presenza di manifestazioni di interesse che sono giunte sia al MiSE , sia al liquidatore della Società”.
“Apprendiamo dalla stampa – scrive questo gruppo di lavoratori – della proposta di acquisizione del sito ex SGL CARBON di Narni da parte della società inglese UKCG, la quale dichiara la volontà di continuare a produrre elettrodi di grafite in Italia. Questa fa seguito alla dichiarazione del liquidatore della SGL CARBON di una proposta già nelle sue mani di cui nessuno sa ancora niente.
Assistiamo, altresì, ad un carteggio a mezzo stampa fra i legali di UKCG e lo stesso liquidatore SGL, in merito alla inclusione o meno della proposta degli inglesi fra quelle da analizzare e verificare; se il mercato offre una proposta di rilancio della fabbrica questa non può essere trattata negativamente solo sulla base di eventuali dubbi e sospetti. Al contrario, merita invece di essere valutata.
In data 21 luglio apprendiamo, sempre dai giornali, che sembra esserci una ulteriore manifestazione di interesse, o forse due; ci sembra di capire che a questo punto ci sia solo l’imbarazzo della scelta.
Ci domandiamo – aggiungono – quale sarà il metro di misura che il liquidatore vuole davvero usare? Quali sono le reali intenzioni della SGL CARBON per il futuro del sito e del territorio?
Noi crediamo che non ci sia più tempo per tattiche attendiste o, peggio, opportunistiche: ci sono lavoratori già privi di qualunque protezione sociale e molti altri le perderanno a fine anno.
Basta con le ambiguità che incidono sulle difficoltà economiche di tante famiglie (tra lavoratori diretti, servizi ed indotto) e si ritorni velocemente ad una regia Istituzionale che valuti le proposte!”
“A nostro avviso – prosegue il documento – oggi è il momento di fare sintesi e di abbandonare i distinguo: l’obbiettivo deve tornare ad essere comune. Rivolgiamo questo nostro appello a tutti coloro che hanno a cuore il nostro destino!
In attesa di sgomberare il campo dagli ostacoli citati, c’è modo di avviare un percorso di verifica seria delle intenzioni dei proponenti, senza alcun pregiudizio, se davvero si vuole privilegiare una soluzione che garantisca innanzitutto la rioccupazione ed il futuro di un sito di eccellenza del nostro panorama manifatturiero e dei suoi lavoratori?”
L’auspicio è che “i soggetti istituzionali prendano decisamente in mano la situazione e vaglino con celerità e grande attenzione lo stato delle cose, nell’interesse di un bene pubblico (la ripresa della produzione, la rioccupazione lavorativa ed il recupero di una importante eccellenza produttiva) e contro gli interessi privati costituiti da soggetti speculativi privi di interessi industriali, soggetti privi di requisiti tecnico-patrimoniali o, peggio ancora, autentici predatori privi di scrupoli.”
I lavoratori della ex-SGL Carbon “hanno scommesso, a scapito di migliori condizioni economiche individuali in fase di licenziamento, sulla rioccupazione ed il rilancio del sito di Narni convinti della bontà delle competenze personali e delle capacità di stare sul mercato degli elettrodi di grafite.
Per questo motivo chiediamo al Ministero dello Sviluppo Economico di ricondurre la vicenda in seno alle strategie da tempo condivise tra le istituzioni; alla presidente della Regione dell’Umbria ed al Sindaco di Narni ed alle organizzazioni sindacali . di categoria, di aiutarci ad ottenere questo obbiettivo, richiamando anche la Liquidazione alle proprie responsabilità ed obblighi nei confronti di un territorio e di una comunità.
Noi – conclucdono i lavoratori – non vogliamo assistenza ma lavoro e dignità”.