Sulla vicenda del cameraman ternano Simone di cui abbiamo scritto nell’edizione di ieri
abbiamo sentito l’amministratore della società per la quale lavora, la SNAP di Terni, società che fornisce servizi per i più importanti broadcasting sul mercato italiano dell’informazione, Rai, Mediaset, Sky, La7, Roberto Bordoni.
D: Bordoni lo ha pubblicato anche lei sul suo profilo facebook il post di Amedeo Ricucci sul suo dipendente Simone, che ne pensa?
R: Ho letto anche io il post di Amedeo Ricucci su Simone. L’ho trovato molto bello, sincero; commovente e a tratti anche divertente, come nel caso della passione per “lu pollastro”. In effetti Simone, pur avendo girato il mondo in lungo e in largo per lavoro, non rinuncia mai per un attimo alla sua ternanità. E da buon ternano è anche una bella forchetta.
D: da quanto tempo Simone lavora con voi?
R: Simone lavora per la mia società da 20 anni. Tanta gavetta poi, con il tempo, è diventato uno dei più bravi ed apprezzati cameraman in Italia. Conosce tutto sugli attrezzi del mestiere. Legge, studia, impara. E condivide tutto con i suoi colleghi. Non è solo un bravo professionista. E’ un ottimo ragazzo, sempre disponibile con tutti e pronto ad aiutare tutti. Sul lavoro, poi, è infaticabile.
D: tra l’altro lui sempre in giro per il mondo come ha detto prima, giusto?
R: Il primo impegno internazionale importante per lui è stato per gli Europei di Calcio del 2008 in Austria e Svizzera. Migliaia di chilometri in auto per seguire, ogni giorno, partite, ritiri, conferenze stampa. Da lì il mondo ha cominciato a girarlo per davvero e a documentare eventi molto importanti: dalla scarcerazione di Aung San Suu Kyi in Birmania ai funerali di Nelson Mandela in Sudafrica. Con Amedeo Ricucci del TG1, poi, ha fatto quegli straordinari reportage di cui si parla nel post pubblicato su Facebook.
D: è stato in molti scenari di guerra?
R: la guerra Simone non l’ha mai fatta. Però l’ha vista e molto da vicino. Tante volte l’ho chiamato quando era in missione per sentire se tutto andasse bene. Beh… oggi siamo stati a 200 metri dall’artiglieria dell’ISIS in Iraq… i talebani stanno sganciando missili a Kabul… ci siamo fatti un chilometro di corsa per evitare i cecchini a Tripoli… ci è arrivata una raffica di kalashnikov dai trafficanti di clandestini sulla spiaggia di Misurata. Non è facile questo lavoro quando lo fai in situazione estreme. Oltre alla passione, ci vogliono tanto coraggio e sangue freddo. E a Simone non mancano di certo.
D: non le ho chiesto ancora quali sono le condizioni di salute di Simone, ad oggi
R: ho seguito fin dall’inizio la fase della malattia di Simone. L’avevo incontrato il pomeriggio di domenica 8 marzo a Terni e mi aveva detto che in mattinata aveva fatto il tampone a Roma, allo Spallanzani. Stava bene, allegro e pimpante come sempre. Poi, la mattina dopo, la doccia fredda. Chiama e dice di essere risultato positivo. Tutti in quarantena, io compreso. Il giorno successivo ha avuto i primi sintomi. La febbre e quei ripetuti colpi di tosse. Dopo qualche giorno il ricovero in ospedale per la polmonite che ora, fortunatamente, sta guarendo.
D: c’è qualcuno che si sente di ringraziare?
R: Devo ringraziare (e penso che Simone sia d’accordo) la dottoressa Rosati dell’Ospedale Spallanzani di Roma con la quale, in quei giorni, siamo stati continuamente in contatto. E’ stata lei, quel giorno, a raccomandarne il ricovero immediato in ospedale. E’ molto probabile che abbia la polmonite, ci diceva. Ho chiamato io stesso il 118. L’ hanno preso e portato al Pronto Soccorso del Santa Maria e dove hanno accertato che la polmonite ce l’aveva per davvero.
D: pronta una festa per quando tutto sarà finito?
R: Tutti i colleghi lo stanno aspettando. Lo rivedremo presto per festeggiare tutti insieme, quando questo brutto incubo sarà passato e sarà possibile farlo; il luogo, ovviamente, sarà una bella trattoria ternana e il menu, manco a dirlo, rigorosamente a base di “pollastro”.