Intendiamoci: una vasta operazione antidroga come quella compiuta dagli agenti della Questura di Terni va considerata in bene. Togliere di mezzo una trentina di spacciatori, alcuni dei quali anche prepotenti e “di taglio”, non è certo negativo. A prescindere dalla loro età, nazionalità, status di migranti in regola o no. Le leggi vanno rispettate. Da tutti.
C’è però, nel clima di euforia per un “Natale sicuro”, un aspetto della vicenda che appare come trascurato. Se il giro dello spaccio è così ampio e fiorente significa che dall’altra parte l’uso è quanto meno altrettanto vasto. E quindi preoccupante. Bastano i numeri collegati all’operazione appena portata a compimento: sessanta consumatori abituali di sostanze stupefacenti sono stati segnalati all’autorità competente e tra questi ci sono sette minorenni.
E’ pensabile che i consumatori siano stati tutti individuati? O non c’è forse da andare a fondo, studiare il fenomeno o almeno cercare di conoscerlo, quantificarlo, individuare alcune delle cause e per quanto possibile eliminarle per quanto possibile, ma con la costanza e l’attenzione necessarie.
Non è compito della polizia, questo. Anche se le forze dell’ordine possono dare un forte contributo con una vigilanza che serva di prevenzione, ad esempio davanti alle scuole.
Ma il resto tocca alle istituzioni: c’è un disagio sociale? E se c’è a che è dovuto? Su quali delle cause è possibile intervenire e in che modo? L’assessorato comunale al welfare per ora si limita a parlare di mele marce tra gli immigrati, da distinguere – e meno male! – dalle mele non marce e che stando in regola su tutto possono vivere anche a Terni.