Sulla intenzione del sindaco Bandecchi di voler agevolare i nuovi residenti e le nuove imprese con una tassazione più leggera interviene il coordinatore comunale di Fratelli Marco Cecconi.
“È una proposta offensiva”, afferma Cecconi.
DI MARCO CECCONI
L’ultima trovata del sindaco Bandecchi, che annuncia di voler mettere allo studio la possibilità di azzerare del tutto le “tasse”, per 15 anni, a favore di chi decidesse di trasferire la propria residenza a Terni e di voler anche ridurre del 50% quelle a carico delle nuove imprese che volessero impiantarsi nel nostro territorio, suona innanzitutto come un’offesa ai ternani doc, privati cittadini o aziende che siano: quelli che magari qui sono nati e sono riusciti persino a non andarsene, quelli che da sempre vivono, hanno famiglia, lavorano e fanno impresa nella Conca, declassati non si sa perché a ternani di serie B.
Non si capisce bene – innanzitutto – che cosa Bandecchi abbia in animo di azzerare o dimezzare. Le “tasse” comunali propriamente intese, ovvero l’addizionale-IRPEF e l’IMU, oppure i “tributi” comunali tecnicamente rubricati come tali, quali sono la TARIC o l’ex-TOSAP…? Tutte e due le tipologie di balzelli? Un po’ di qua, un po’ di là…? Per carità: quando si pratica la politica degli annunci punto e basta, mica è necessario essere precisi, basta alzare un po’ di polvere, proprio come in questo ennesimo caso.
I primi a cui, piuttosto, Bandecchi dovrebbe prestare attenzione – i primi a cui dovrebbe subito chiedere scusa per quest’ultima sua improvvida sortita – sono proprio i ternani di lungo corso. Sono loro, siamo noi – i ternani di lungo corso – che per anni abbiamo dovuto stringere la cinghia, con tutte le aliquote ai massimi storici, come imposto per legge dal dissesto lasciato in eredità dalle giunte di sinistra. Ma ora le cose potrebbe cambiare: le cose potrebbero migliorare, per noi – ternani che a quanto pare abbiamo il torto di esserlo già da un po’ – che dal 2018 facciamo sacrifici. Le cose potrebbero nettamente migliorare perché l’amministrazione di centrodestra che ha guidato il Comune di Terni prima di Bandecchi ha risanato i conti e dal gennaio 2024 siamo ufficialmente fuori dal dissesto.
Ecco perché, nel dicembre scorso, appena poco più di un mese fa, in fase di approvazione del bilancio di previsione-2025, proprio noi consiglieri di Fratelli d’Italia a Palazzo Spada abbiamo messo nero su bianco due emendamenti finalizzati esattamente alla riduzione dell’IMU e dell’addizionale-IRPEF!
I due emendamenti, neanche a dirlo, sono stati entrambi bocciati: perché – testuale – la riduzione del carico fiscale non rientrava nel programma elettorale di Alternativa Popolare e (parola di capogruppo di AP in consiglio), solo con aliquote ai livelli massimi è possibile garantire servizi di qualità ai cittadini.
E adesso? Basterà avere magari gli occhi a mandorla, prendere casa dalle nostre parti, aprire l’ennesimo negozio di parrucchiere, per trovare a Terni il paese di Bengodi…?
Al di là degli spot, qual è l’idea, la visione di questa amministrazione? Come non comprendere che le riduzioni proposte da Fratelli d’Italia avrebbero rimesso nelle tasche dei ternani più o meno un milione di euro, risorse senz’altro capaci di incentivare i consumi, dare un po’ di fiato ad un commercio con le spalle al muro, dare un qualche senso – per dirne una – alle centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici (si dice, oltre 600mila) investiti per le luci e gli addobbi dei villaggi di Natale e successivi…?
I ternani meritano l’azione risarcitoria negata da Bandecchi. E, quanto all’intenzione di diventare attrattivi rispetto a nuove imprese, ci sono altri sistemi. Basterebbe (e di che tinta) ridurre per esempio, se non azzerare gli oneri concessori e di costruzione, per chi volesse realizzare nuove strutture: misura che non risulterebbe affatto discriminatoria nei confronti di coloro che già fanno impresa da anni nel nostro territorio, consentendo anzi a loro stessi di sostenere un ampliamento dell’azienda o un nuovo insediamento.
Tutto il resto è fuffa. E, questa volta, anche offensiva.