È un caso il rifiuto di Salim Diakité di giocare la partita con il Cittadella. È un caso, aggiungiamo, abbastanza grave perché il forte difensore è un dipendente a tutti gli effetti della Ternana e non può rifiutarsi di “prestare il suo servizio” al suo datore di lavoro. Sia chiaro che un normale dipendente di un’altra qualsiasi azienda rischierebbe il licenziamento per giusta causa.
Quindi, se da un lato è comprensibile l’ambizione del giocatore di trasferirsi in una società che punta alla serie A, il Palermo, lo è molto meno il suo comportamento, niente affatto professionale e assai poco riguardoso nei confronti, non solo della società ma anche dell’allenatore, dei compagni di squadra e dei tifosi che lo hanno eletto, da tempo, bandiera.
Che succede ora? Succede che già domani potrebbe finire fuori rosa, in castigo, a meditare. A meditare magari di chiedere scusa per il suo comportamento. Altrimenti il rischio è che fuori rosa ci rimanga per tutto il resto della stagione.
A meno che il Palermo non ritocchi la sua offerta in modo tale che possa essere accettata dalla società rossoverde.
Non avrà risorse infinite, la Ternana, ma , come ha detto il direttore sportivo Stefano Capozucca, “è una società seria”.