Torna In Umbria, questa volta al Teatro Secci di Terni, mercoledì 10 e giovedì 11 novembre alle ore 21, “Regalo di Natale” tratto da uno dei più belli e avvincenti film di Pupi Avati.
Cinque attori di grande livello, Gigio Alberti, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase e Pierluigi Corallo sono i protagonisti di questo coinvolgente testo trasposto dal regista Marcello Cotugno nel 2008, anno in cui la crisi economica globale si è abbattuta sull’Europa segnando profondamente la società italiana, in risposta a recessione e precariato il gioco d’azzardo ha vissuto una stagione di fulminante ascesa e – dalle slot che affollano i bar al boom del poker texano – si sono moltiplicati i luoghi e le modalità in cui viene praticato.
Quattro amici di vecchia data, Lele, Ugo, Stefano e Franco, si ritrovano la notte di Natale per giocare una partita di poker. Con loro vi è anche il misterioso avvocato Santelia, un ricco industriale contattato da Ugo per partecipare alla partita. Franco è proprietario di un importante cinema di Milano ed è il più ricco dei quattro, l’unico ad avere le risorse economiche per poter battere l’avvocato, il quale tra l’altro è noto nel giro per le sue ingenti perdite. Tra Franco e Ugo però, i rapporti sono tesi; la loro amicizia, infatti, è compromessa da anni, al punto tale che Franco, indispettito dalla presenza dell’ormai ex amico, quasi decide di tornarsene a casa. La sola prospettiva di vincere la somma necessaria alla ristrutturazione del cinema lo fa desistere dall’idea. La partita si rivela ben presto tutt’altro che amichevole. Sul piatto, oltre a un bel po’ di soldi, c’è il bilancio della vita di ognuno: i fallimenti, le sconfitte, i tradimenti, le menzogne, gli inganni.
I soldi facili sono la chimera inseguita anche dai protagonisti, in un crescendo di tensione che rivela mano dopo mano, come al tavolo verde questi uomini si stiano giocando ben più di una manciata di fiches. A dimostrazione di come alcuni valori fondamentali delle relazioni umane – amicizia, lealtà e consapevolezza di sé – stiano dolorosamente tramontando dal nostro orizzonte.
Con la sua stringente contemporaneità e la sua universalità fuori dal tempo, la parabola di “Regalo di Natale” è allora il trionfo del singolo sul collettivo, è la metafora del successo di uno conquistato a spese di tutti, è il simbolo di una teatralità doppia e meschina, è un’amara una riflessione su come stiamo diventando. O su come forse siamo già diventati. Se il poker è lo specchio della vita, il teatro è il luogo dove attori e spettatori si possono rispecchiare gli uni negli altri. E due specchi messi uno di fronte all’altro generano immagini. Infinite.
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