A Gisa Giani (1924-1986) cultrice di storia locale con una particolare attenzione alla storia delle donne, è intitolato il Premio istituito nel 2001 dall’ISUC, Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea, in collaborazione con la Società Italiana delle Storiche. L’edizione 2019 è la 15esima perché dal 2015 è diventato biennale. La cerimonia di consegna del Premio si è svolta nell’Archivio di Stato di Terni.
Quest’anno la Commissione Giudicatrice – formata da Carla Arconte dell’Isuc, Anna Bellavitis de L’ Université de Rouen Normandie, Stefania Bartoloni dell’Università degli Studi Roma Tre, Francesca Medioli già Università di Reading UK, Laura Schettini dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” – rispetto alle 13 opere presentate ha deciso di premiare Maria Paola Zanoboni per il lavoro “Povertà femminile nel Medioevo. Istantanee di vita quotidiana”.
“Abbiamo giudicato quest’opera particolarmente interessante – spiega Carla Arconte – per il tema, per la metodologia di lavoro interpretativo, per l’attenzione ad un tema così particolare e difficile, perché parlare della povertà delle donne nel medioevo significa essere molto, molto attenti ai documenti. Trovare le fonti storiche per la storia delle donne, in genere, non è semplice. Il primo ostacolo per una ricercatrice che si occupa di storia di genere è proprio quello di trovare le fonti, perché sulle donne, soprattutto nei secoli passati quando la scrittura non era praticata da loro, esistono poche fonti documentarie. La Zanoboni ha fatto questo lavoro di ricostruzione molto attento che ci è sembrato particolarmente interessante e quindi meritevole del Premio Gisa Giani”.
La povertà femminile (limitata a determinate fasi o situazioni dell’esistenza e non generalizzabile) nel lavoro di Maria Paola Zanoboni, che è dottore di ricerca in Storia medievale e abilitata a professore associato in Storia economica, trapela a “macchia di leopardo” dai contesti più vari, in scene che ne rendono palpabile tutto il suo spaventoso, raccapricciante, squallore. Emerge casualmente dalle vite dei Santi, dai processi di canonizzazione, dai libri contabili degli orfanotrofi, dagli atti notarili, dalle controversie giudiziarie, dalle cronache, dalle novelle, dagli statuti urbani e rurali. Un mondo altalenante tra città e campagna (dove sicuramente maggiore era il disagio), popolato di vedove, anziane, malate, disabili, balie, filatrici, prostitute, braccianti agricole che solo annotazioni casuali nella documentazione più varia hanno potuto riportare alla luce, sottraendole alla polvere del tempo. Un mondo concreto di sofferenza che riaffiora soltanto a tratti, spesso con risvolti impensati.