San Valentino, patrono di Terni, è uno dei santi più citati al mondo, ma paradossalmente il più sconosciuto. Il suo profilo originario, infatti, è stato offuscato nel corso dei secoli da improbabili ricostruzioni leggendarie, assumendo un’immagine sempre più commerciale e mediatica.
Ora, però, accurati studi hanno permesso di ricostruire scientificamente il profilo del Santo, che si mosse tra Roma e Terni, per definirne con maggior rigore la vicenda terrena, la figura e il culto.
Il volume “San Valentino. Il profilo e l’immagine” a cura di Giuseppe Cassio ed Edoardo D’Angelo, promosso dal Gruppo Tacconi-Ottelio ed edito da Campisano di Roma, intende offrire un contributo per restituire a San Valentino il profilo di evangelizzatore e taumaturgo caduto come martire in età postcostantiniana (346-347) nel vortice dell’ultimo scontro tra cristianesimo e paganesimo resiliente, deciso a opporsi fino all’ultimo alla conversione alla nuova religione delle classi intellettuali dell’impero romano.
“Ci sono delle novità importanti sotto il profilo dello studio teologico, spiega Giuseppe Cassio, ci sono degli studi importanti dal punto di vista iconografico da cui emerge una figura assolutamente inedita di San Valentino come evangelizzatore, come taumaturgo come patrono degli animali. Vorremmo far conoscere che, dietro a quella che potrebbe essere una figura oleografica, invece c’è una figura concreta, reale, venerata in tutto il mondo, ma che ha le sue reliquie qui a Terni, quindi trova a Terni la sua culla di vocazione.“
Alla presentazione del volume, in una Biblioteca Comunale gremitissima, ha preso parte, con una certa emozione, anche monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita è già vescono della Diocesi di Terni-Narni-Amelia.
“Io ho sentito immediatamente che era importante per la città trovare un rapporto più profondo con il suo Patrono, ha ricordato, in tutte le città, soprattutto europee, il legame tra la civitas e il suo patrono ha un peso importante. Per Terni a volte mi era parso che c’era una divaricazione, una devozione molto larga, con una consapevolezza più ristretta. Per altro scavando, studiando, dando anche impulso a nuovi studi, abbiamo scoperto due cose importanti la prima che San Valentino è un santo davvero importante, molto più importante di quel che si pensa e nello stesso tempo ha una storia che affonda le radici nel terreno di Terni, nel suo rapporto anche con Roma in particolare che a mio avviso andrebbero ancor più sviluppate. E mi permetto di dire proprio oggi, in un contesto come quello che stiamo vivendo con la guerra in Ucraina, quando portai le reliquie di San Valentino a Mosca li scoprimmo un’icona di San Valentino con la scritta in cirillico “interamski” e nessuno sapeva cosa volesse dire. In realtà voleva dire Terni perché il nome latino di Terni era “Interamna”. Ricordo quando lo dissi al Patriarca rimase sorpreso e ci tenne a sottolineare che San Valentino è un martire, non è solo lo sdolcinato amore romantico, che va bene anche, ma San Valentino è molto di più: è un taumaturgo, è un martire, è un protettore dell’amore. Ecco perché a me pare che poter dare spessore a questa figura e alla città di cui era vescovo sia particolarmente significativo. Oggi quello che sta accadendo mi fa dire sono lieto di aver portato una fiammella d’amore a Mosca, mi auguro che non si spenga, anzi che possa appiccare il fuoco perché l’amore può vincere anche la guerra.”
“La figura del nostro Santo Patrono, colui che ha messo le basi, le radici per la nostra chiesa, ha affermato il vescovo Francesco Antonio Soddu, non poteva non essere considerato sotto questo profilo: l’evangelizzatore, cioè colui che attraverso le parole, attraverso la sua vita ha portato il Vangelo. Questo è altamente importante affinché noi cerchiamo più uscire da quelle che sono le costruzioni, le sovrastrutture che il tempo inevitabilmente ricopre su una persona. Andiamo a riscoprire ‘la nuda proprietà’ diremmo, proprio di quella persona che ha dato la vita per il Vangelo e per ciò che dal Vangelo nasce. E qui ci siano ciascuno di noi, c’è la nostra chiesa diocesana che nella misura in cui riscopre la figura il San Valentino riscopre anche la propria identità.”