Nella seduta di oggi pomeriggio il consiglio comunale di Terni, con 20 voti contrari, 10 a favore e un astenuto, ha bocciato un atto di indirizzo presentato da Senso Civico, Pd, Movimento Cinque Stelle e Terni Immagina.
L’atto, illustrato dal consigliere comunale Alessandro Gentiletti, aveva per oggetto la situazione finanziaria dell’Ente a seguito della sentenza della Corte dei conti.
“Premesso che con sentenza n. 41 del 23/03/2022 e del 11/05/2022, la Corte di conti dell’Umbria ha rigettato il ricorso proposto dal comune di Terni avverso Unicredit S.p.A. al fine di sentire condannare quest’ultima, nella sua veste di tesoriere dell’Ente, alla restituzione della anticipazioni di tesoreria pari a 12.521.217,17 euro, dalla medesima trattenute. Le motivazioni della Corte dei conti dell’Umbria appaiono in linea con gli orientamenti giurisprudenziali più volte richiamati all’attenzione dell’amministrazione comunale da parte delle consigliere e dei consiglieri di opposizione. Tali orientamenti avrebbero suggerito un comportamento, nel corso di questi quattro anni, difforme da quello posto in essere dall’amministrazione. In particolare, ha statuito la Corte che l’anticipazione di tesoreria non riveste la qualifica di credito dell’Ente, in quanto consistente – ai sensi dell’art. 222 TUEL – in un finanziamento di breve durata, che non include provvista aggiuntiva, ma è indirizzata a sopperire a temporanee carenze di liquidità dell’Ente locale. In ragione di ciò, sempre secondo il decisum della Corte, la trasformazione surrettizia delle anticipazioni di tesoreria in forme di indebitamento, confliggerebbe con l’art. 119, sesto comma, della Costituzione. Ebbene, le argomentazioni addotte sul piano giuridico dal giudice contabile confermano che le condotte politiche poste in essere dall’amministrazione comunale, ai di là di eventuali responsabilità contabili di pertinenza di altri organi, sono state surrettiziamente indirizzate a considerare dette anticipazioni di tesoreria come indebitamento dell’Ente, così da strumentalmente ricondurle alla gestione separata affidata all’Organismo Straordinario di Liquidazione, utilizzando risorse che dovevano, differentemente, essere accantonate. I bilanci fin qui approvati, di conseguenza, risentono di una rappresentazione della situazione economica e finanziaria dell’Ente difforme da quella reale e impongono l’immediata predisposizione di un piano di rientro al fine di salvaguardare l’amministrazione locale. Un comportamento diligente e non propagandistico, avrebbe infatti imposto all’amministrazione comunale di considerare le poste dovute ad Unicredit S.p.A. nel bilancio ordinario, onde evitare che l’Ente si debba improvvisamente trovare con uno scoperto finanziario di oltre 12 milioni di euro. Diversamente, l’amministrazione comunale ha agito in questi anni con strumentalità, alterando la situazione effettiva e rischiando di compromettere nuovamente la stabilità finanziaria dell’Ente. La possibilità di eventuali giudizi di gravame, il cui esito è comunque incerto, non può esonerare l’amministrazione comunale dall’approntare immediatamente un piano di rientro condiviso con tutto il Consiglio comunale, onde evitare che la non corretta gestione di questi ultimi quattro anni vada a ricadere sulle amministrazioni successive”.
“Si impegna il sindaco, la giunta e l’assessore competente – concludono le opposizioni – a predisporre entro 60 giorni dall’approvazione del presente atto, un piano di rientro per il recupero dell’importo di 12.521.217,17 euro entro e non oltre la scadenza della consiliatura”.
Sul punto è intervenuto il sindaco Leonardo Latini: “La disciplina è complessa e dinamica. Le sentenze non si commentano, se si ritengono sbagliate si impugnano, cosa che ha fatto il Comune di Terni nei confronti del pronunciamento della Corte dei Conti.
Sulla partita dell’anticipo di tesoreria ci siamo sempre mossi in base al pronunciamento del Ministero e sul parere della Corte dei Conti dell’Umbria sezione di controllo.
La sentenza di parere contrario arrivata successivamente è anche contraria a tutti i pronunciamenti della Corte dei Conti sezione autonomie locali.
Quando si compie un atto occorre tener presente esclusivamente la legge in vigore in quel momento. Non ci può essere una applicazione retroattiva della Corte dei Conti.
Abbiamo seguito tutte le norme – ha aggiunto il sindaco – in particolare la ratio della normativa sul dissesto che induce i comuni ad uscire dal dissesto e non ad appesantire ulteriormente le proprie casse. Non possiamo far ricadere sulle tasche dei cittadini ternani un ulteriore onere. Abbiamo cercato di portare avanti il risanamento lasciando in vita la città, non sopprimendo i servizi dell’Ente, consentendo ai cittadini di poter campare. Questo è quello che abbiamo cercato di fare con estrema fatica. Stiamo cercando la soluzione che meglio tutela l’interesse dei cittadini.
Le difficoltà sono per tutti i comuni nelle norme. Ci sono decine e decine di casi in tutta Italia. Sono orgoglioso – ha concluso il sindaco – di aver garantito una vita civile, abbiamo avuto il compito di governare un comune non di fare i commissari liquidatori. La Osl è una struttura a parte, non politica. Abbiamo perseguito gli interessi dei cittadini, questo penso che sia l’interesse di tutto il consiglio comunale”.
L’assessore al Bilancio Orlando Masselli: “Abbiamo lavorato, sempre passando per il consiglio comunale, per mettere in sicurezza i conti del comune. Il sindaco ha spiegato tutti i passaggi legali che abbiamo seguito. I fatti antecedenti al dissesto attengono alla Osl.
Con la fantasia di alcune parti dell’opposizione non si risolvono i problemi. L’anticipo di tesoreria non è un debito di questa amministrazione, questo è sicuro. Abbiamo comunque previsto nei bilanci somme che ci consentiranno eventualmente di affrontare la situazione. Il consigliere Gentiletti ha fantasia e gliene va dato atto.
Per quanto riguarda le economie dei mutui non rientrano nelle azioni della Osl, non rientrano nella massa passiva della Osl. È fisiologico – ha concluso Masselli – che ci siano mutui in ammortamento non utilizzati e ciò comunque arriva dal passato.
Al momento non c’è bisogno di un piano di rientro perché non c’è un disavanzo. Se ci sarà ne riparleremo, comunque noi abbiamo agito in un ambito di legalità, di rispetto delle norme, confortati, al momento delle nostre azioni, da pareri e sentenze”.
Sull’argomento ha commentato su Facebook proprio Alessandro Gentiletti, il consigliere di Senso Civico che ha illustrato l’atto bocciato dal consiglio comunale.
“Grande fantasia nel mistificare le carte di un disavanzo creato solo dalla precedente amministrazione – scrivono i gruppi consigliari di Fratelli di Italia, Lega, Forza Italia e Terni Civica – Dopo i 109 milioni di debito e dopo averci costretti a coprire i 4 milioni di disavanzo rimasti in capo ai cittadini e non presi in carico dalla Osl, le opposizioni convocano un consiglio straordinario per confondere le acque e darci inutili consigli su come coprire la loro voragine.
Le sinistre non perdono occasione per dire che noi guardiamo solo alla passato. In realtà, con le iniziative come il consiglio comunale di oggi da loro richiesto, non fanno altro che rammentare alla città le proprie responsabilità sul dissesto.
Un dato su tutti parla della cattiva amministrazione di cui questa gente è stata capace: al momento del fallimento il comune di Terni aveva inutilizzati 13 milioni e 700 mila euro di mutui per la realizzazione di opere a servizio dei cittadini. Denaro che solo questa amministrazione è stata capace di mettere a frutto. Ai polveroni delle opposizioni – si legge ancora nella nota della maggioranza – che sanno solo distruggere rispondiamo con 9 milioni di opere pubbliche realizzate, oltre 30 milioni di debito sanato, 8 milioni di euro accantonati proprio per fronteggiare eventuali ulteriori situazioni sfavorevoli che francamente non ci auguriamo per tutti noi ternani. Un plauso a questa amministrazione, al sindaco Latini, all’assessore Masselli per aver dimostrato di saper amministrare con oculatezza e coraggio e, rimanendo sul tema economico, senza dover mai ricorrere al fido di tesoreria, prassi invece consolidata nel passato”.