“Azione” interviene nel dibattito che si è sviluppato in città sulla destinazione d’uso del palazzo che ospitava la Banca d’Italia , in piazza Tacito.
“Palazzo – scrive Azione – di chiaro valore architettonico vista la propria ispirazione razionalista, nonché collocato in uno dei luoghi più rappresentativi
del centro storico della città, Piazza Tacito.”
Si impone dunque che si adoperi “perché la prossima destinazione d’uso sia di prestigio e funzionale alla comunità ternana.”
L’idea di realizzarci un museo non è convincente. ” A tal proposito – è sottolineato in una nota – il sistema museale di Terni, più che di un’addizione infrastrutturale, necessita di una puntuale riorganizzazione dell’offerta espositiva volta a valorizzare le collezioni di reperti archeologici e paleontologici e la loro integrazione nel circuito della Pinacoteca, ad oggi troppo frammentato nei tre musei riconducibili al CAOS. Certamente il valore di un nuovo museo di arte contemporanea è di prestigio per la nostra città ma si potrebbe ragionare sulla più corretta e strategica collocazione.
Considerato il periodo storico e la crisi demografica ed economica che interessa il territorio da ormai quasi venti anni, non può non ritenersi maggiormente avveduta una scelta che faccia guadagnare alla città ed al suo comprensorio un’occasione di sviluppo e di progresso, quale, nelle nostre intenzioni, potrebbe essere una scuola di specializzazione post-laurea nelle discipline più attinenti alle necessità del nostro territorio oltre al potenziamento dei percorsi professionalizzanti post diploma. Nondimeno, l’approfondimento di un’area di eccellenza didattica già esistente costituirebbe una virtuosa interruzione della costante che sembra da anni contraddistinguere il Polo Scientifico Didattico (PSD) di Terni, troppo spesso oggetto di concessioni di corsi di laurea non longevi e, soprattutto, privi di una ratio didattica o professionale che consenta di scorgere nel loro accostamento un disegno organico o una continuità tematica, come da ultimo, è il caso del corso di ottica ed optometria.
L’impegno congiunto delle istituzioni locali e dell’Università di Perugia, se profuso nella direzione indicata da Azione, consentirebbe di trovare nell’ex-sede di Banca d’Italia anche aule dedicate dove riunire almeno alcuni degli ambienti propri del PSD di Terni, ad oggi dispersi in diversi edifici distanti tra loro, come, ad esempio, biblioteche, zone per lo studio ed ambienti laboratoriali ed impiegati per attività di sperimentazione. Inoltre, la potenziale condivisione di tali facilities con centri di ricerca privati e imprese del territorio, fenomeno caratteristico di molti complessi universitari, unitamente al valore intrinseco di una scuola di formazione, faciliterebbe la creazione di un networking proficuo fra giovani studenti e job providers, che vedrebbero negli alunni del PDS un bacino naturale cui attingere per assunzioni ed occasioni di formazione professionale.
Infine, la logica di un campus riunito almeno in parte in unico luogo fisico, come insegna la tradizione anglosassone, è in sé un elemento di valore, che contribuisce a creare autoconsapevolezza nella comunità studentesca relativa al proprio potenziale ruolo di leadership che è caratteristica delle città capaci di formare classi dirigenti che sappiano offrire una visione di futuro.”
Sulla stessa lunghezza d’onda il Movimento5Stelle.
La Banca d’Italia sarebbe “Una sede prestigiosa che può diventare il luogo naturale della nuova università di Terni, collocata nel cuore della città e logisticamente posizionata a pochi passi dalla stazione ferroviaria, una porta che si affaccia alle regioni a noi vicine.
L’esperienza di Narni e della facoltà che quella città ospita – scrivono i consiglieri comunali 5 Stelle – hanno dimostrato come concentrare una sede all’interno del centro cittadino abbia creato non solo quel movimento culturale necessario ad ogni luogo, ma anche un indotto che ha ridato vita all’economia del centro.
Collocare invece gli ipotetici studenti a Pentima, a ridosso di un’area Sin contaminata, tra la discarica delle Acciaierie e in una zona di massima ricaduta delle polveri degli impianti siderurgici, lontano da ogni collegamento con il centro, in un’area che non ha nulla di prestigioso, è il peggiore spot che si possa scegliere per indurre uno studente a scegliere la città in cui passare una fase parte importante della sua vita.
Occorre un atto di lungimiranze e di coraggio dagli stakeholders che hanno le possibilità di ribaltare un tavolo che ci penalizza nuovamente sul fronte dell’alta formazione. A coloro che hanno le possibilità, in primis la Fondazione Carit, chiediamo di fermare un progetto senza futuro ed eventualmente di investire in un progetto di rilancio, che passa da attraverso un polo di formazione all’avanguardia , una nuova università e un ITS inseriti nel cuore della nostra città.”