Il Regolamento regionale recante disposizioni in materia di edilizia residenziale sociale prevede che quei soggetti condannati per determinati reati siano esclusi dalla nuova legge regionale (voluta dalla giunta in carica) dalla platea dei possibili beneficiari.
Dunque , anche se in condizioni particolarmente disagiate, non hanno diritto all’alloggio popolare.
Non ne hanno diritto nemmeno coloro che il reato lo hanno saldato. Servirebbe la riabilitazione, che costa. E chiederla a chi ha evidenti problemi di soldi, sembra una beffa.
E’ il motivo specifico per il quale questa mattina si è svolto un presidio sotto palazzo Spada. Due i casi limite, quelli di una donna, vedova, con due figlie, delle quali una disabile e quella di un uomo, invalido, con 3 figli, dei quali uno disabile. Tutte e due queste persone hanno commesso un reato una ventina di anni fa, per il quale hanno pagato. Ma, evidentemente, non è sufficiente.
“A febbraio ho fatto la cancellazione del reato che è stata accolta ma a loro non risulta pertanto mi impediscono di accedere al bando nonostante abbia una figlia minore, una disabile al 100%, sia vedova e non abbia famigliari che possano aiutarmi. Tolgono la dignità alle mie figlie di avere una casa perché io ho avuto questa condanna 20 anni fa. Mi hanno promesso tanti aiuti – parlo della vecchia giunta, precisa Francesca (il nome è di fantasia)- ma nessuno mi ha mai aiutato”.
L’altra situazione estrema è quella di Federico: “non si può discriminare una famiglia – ci dice – se un componente del nucleo famigliare ha sbagliato, ha commesso un reato. Non abbiamo diritto a una casa popolare anche se io sono una persona disabile, ho un figlio disabile grave e nonostante io abbia saldato il debito con la legge, la casa popolare non mi aspetta”. Federico farà ricorso contro decisione.
Lui prende 324 euro di pensione, la moglie uno stipendio di 700, paga 500 euro di affitto, ha 3 figli ed è a rischio sfratto.
La loro battaglia era sostenuta oggi da Potere al Popolo.