Si vende. E subito. Eccola la decisione di Terni Energia e della capogruppo Italeaf per quanto riguarda il polo industriale di Nera Montoro. C’è un piano di risanamento da rispettare, che vuole un rientro veloce per onorare il pagamento delle obbligazioni e così il piano di rientro è draconiano. Dice Terni Energia: “ Queste sono le operazioni straordinarie funzionali all’abbattimento ed all’accelerazione del rientro dall’attuale esposizione bancaria: Cessione dei terreni e fabbricati situati presso il sito di Nera Montoro e delle relative attività di gestione entro la fine del 2020” E poi aggiunge che “le attività negoziali, ad oggi, sebbene non siano state sottoscritte lettere di impegno vincolati, hanno portato a prime manifestazioni di interesse relativamente all’acquisto del sito stesso”.
Una sorta di abbandono di quella fabbrica che ha cento anni esatti di vita e che era stata ripopolata do la uscita molto precipitosa della Yara proprio dalla Terni Energia guidata dal nocchiero Stefano Neri. E ripopolata alla grande perché vie erano entrati ben 300 lavoratori impegnati in tantissime operazioni nelle sue decine di ettari di sviluppo: erano diventati specialisti dalla bonifica industriale alla triturazione a freddo dei pneumatici, dal fotovoltaico alla biodigestione dei rifiuti urbani, tutte attività che sembravano viaggiare col vento in poppa. Invece s’è scoperto da sei mesi almeno che il rientro di qualche obbligazione è stato complicato sì da spostarlo in altra data, che la società ha iniziato a vendere pezzi di azienda soprattutto impianto fotovoltatici in Italia. Anche la politica industriale di Terni Energia s’è dimostrata altalenante: aveva di fatto venduto tutto il settore fotovoltaico, coi 35 dipendenti in cassa integrazione, alla Gil Capital per poi ripensarci all’ultimo momento. “Non abbiamo notizie di nuove richieste – spiega Francesco De Rebotti, il sindaco di Narni – Tutta la nostra informazione si ferma alla Gesenu che si era dimostrata interessata al biodigestore che la Italef ( o Terni Energia) gestisce con Asm: era una piccola porzione della grande fabbrica che ha fatto la storia industriale narnese. Per il resto nessuno che si sia riferito a noi. Siamo molto preoccupati per una situazione che sta degenerando e della quale non abbiamo riferimenti informativi certi”. E il sindacato? Per adesso si limita ad osservare. Lo dice Marianna Formica della Cgil di categoria: “Sembra ci siano degli interessamenti per quell’area ma non ho altre notizie in merito”. Insomma, la nebbia è sempre più fitta ma il faro del sindacato è però acceso.