Si è svolto nei giorni 17 e 18 febbraio il congresso regionale della Femca-Cisl dell’Umbria.
Fabrizio Framarini è stato riconfermato nel ruolo di segretario regionale del sindacato.
A completare la squadra Chiara Lattanzi (Cardinalini Spa), Cristiano Alcini (Novamont), Alessandro Rosati (Vetreria O-i), Luca Falleri (Umbra Acque). Simone Sassone confermato alla guida del comparto Moda, con delega anche all’artigianato.
Un appuntamento di ripartenza, per far i conti con le nuove sfide, a partire dal caro bollette. Questo è stato il tema conduttore del congresso.
Al congresso è intervenuto, oltre al segretario regionale Cisl dell’Umbria, Angelo Manzotti, il segretario nazionale Femca Cisl Giovanni Rizzuto.
“Il ritorno al periodo pre pandemico non è così scontato – ha detto nel suo intervento Fabrizio Framarini – e dovremo fare tesoro di alcuni elementi che la pandemia ci ha insegnato. Il primo è lo smart working, che è un valido strumento che permette la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e, in secondo luogo, la cogestione delle imprese tra direzioni aziendali e lavoratori. Questo fronte sinergico non deve essere abbandonato.
Strategiche per la ripartenza – ha aggiunto Framarini – saranno le risorse del Pnrr e non potranno essere sprecate. Per questo serve un governo che sappia interloquire con le istituzioni europee da protagonista. Le direttrici di questo rilancio dovranno essere la sostenibilità economica, quella ambientale e soprattutto quella sociale. Parliamo di una transizione ecologica che non potrà essere fatta a prescindere dalle persone. L’ambiente di lavoro e la sicurezza devono essere al centro dell’attenzione, sulla sicurezza infatti non si può smettere di investire.
Linea rossa tra i mondi rappresentati da Femca il caro bollette. “Nel sistema moda – è stato detto – si stava cogliendo un segnale di ripresa, ma come per tutti i settori produttivi, l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime sta rallentando se non fermando, questa ripartenza. Anche questo comparto, inoltre, è chiamato a cambiare paradigma all’insegna della sostenibilità. Soffrono dell’aumento dell’energia sia le aziende del settore gomma plastica, sia quelle che producono vetro, che non possono spegnere i forni, a differenze delle aziende ceramiche, che pur con molti ordini da smaltire, hanno fermato l’attività produttiva perché i costi dell’energia e delle materie prime annullavano gli utili. Come si pensa di intervenire? Tra dicembre e gennaio sono stati vanificati quasi tutti gli sforzi e i positivi risultati ottenuti nel secondo semestre 2021“.
Sul comparto chimico, un cenno a tutte le vertenze, fino alla Treofan, quella che preoccupa di più: “Abbiamo provato in tutti i modi di spiegare a Jindal che a Terni aveva una grossa opportunità cioè quella di fare una transizione di processo e prodotto che da altre parti non aveva e non ha. Sarebbe stato un esempio di transizione indolore e avrebbe dato alla multinazionale indiana un vantaggio competitivo importante. Purtroppo l’arroganza dimostrata dal gruppo non ha permesso che ciò accadesse. In Italia, oltre a berciare quando una multinazionale chiude, pare non si possa poi fare tanto altro a livello legislativo per impedirlo. Qualcuno si aspetta che a risolvere la situazione, come accade in altri ambiti, ci possa pensare la magistratura. Il problema è che qualora questa accadesse, il lavoro del 122 dipendenti non potrebbe restituirlo nessuno. Sarebbe utile impegnare un’azienda che ne se vuole andare, ad agevolare le condizioni per la reindustrializzazione, includendo la riconversione dei dipendenti. A breve scadrà il primo anno di cassa integrazione e ne stiamo concordando un altro, ma nessuna novità è emersa dal tavolo. Serve un progetto di rilancio del polo chimico, che coinvolga l’Università. Priorità di Femca Cisl sarà anche irrobustire le prime linee sindacali per impegnarsi sul territorio“.
In riferimento a quanto affermato questa mattina dalla presidente della giunta regionale Donatella Tesei sulla Treofan “per la quale si sta lavorando a una sua riconversione industriale”, Framarini ha commentato: “si tratta di un atto dovuto viste le caratteristiche del Polo e le aziende che ci sono dentro. per questo rilancio intanto bisogna reindustrializzare Treofan e poi un ruolo importante lo deve giocare l’Università , specializzazione Biotecnologie che deve essere portata nel Polo Chimico di Terni. Allora se ne può ragionare. Per l’immediato comunque – ha ribadito Framarini – siamo in attesa che ci convochi il ministero per la definizione della proroga di un anno della cassa in deroga. Non è comunque con la cassa integrazione che si risolve la vertenza Treofan. Lì dovremmo avere Novamont che rifornisce di materia prima i trasformatori di ‘plastica biocompostabile , sarebbe un bel balzo in avanti, all’insegna della sostenibilità e, soprattutto, dei fondi Pnrr che vengono concessi solo se lavori in questa ottica.”