Va in soffitta il Consorzio per lo sviluppo del polo universitario di Terni. Il consiglio comunale di Palazzo Spada ha votato (19 sì e 11 astenuti) per lo scioglimento di un organismo nato nel 2006 con lo scopo “di svolgere tutte le attività ed assumere tutte le iniziative per il supporto alla realizzazione e mantenimento di attività del polo universitario ternano”.
Il 2006. Erano ancora i tempi in cui a Terni ci si sentiva impegnati fortemente nel giocarsi un’opportunità che, pur con tutti i suoi limiti e pastoie, si teneva in grande conto perché considerata una delle chiavi per aprire le porte della modernizzazione, la più avanzata possibile. Di Terni città universitaria ormai da parecchio tempo non si parla un granché a meno che non si voglia considerare un avvenimento epocale l’aver aperto in città – un anno alla dependance dell’ex Foresteria ed un anno nella chiostrina della Bct – un ufficio per l’immatricolazione.
Sono passati quindici anni dal 2006. Tanti sforzi sono svaniti in nebbiolina anche e soprattutto a causa di un’involuzione generale delle prospettive di sviluppo e dell’interesse che si è spostato – spesso per fini elettoralistici – dalle frontiere più avanzate della tecnologia, dell’istruzione, della formazione, della ricerca alla fornitura di servizi socialmente rilevanti ma a basso valore aggiunto: dalla gestione di mense e case di riposo, agli appalti per le manutenzioni “in fabbrica”. E pensare che il consorzio universitario ecc. ecc. nacque proprio come mezzo per travalicare ostacoli e limiti imposti dalla scarsa disponibilità a mettere mano al portafogli da parte dell’Università “madre” di Perugia la quale fu per un periodo definita “Università regionale” senza mai diventarlo: disponibilità massima per ogni tipo di facoltà, ma “i costi dovete accollarveli”. Terni rivendicava allora una facoltà e un centro di ricerca per le biotecnologie, una facoltà per studi economici avanzati ed aveva ottenuto – finalmente – l’opportunità di andare oltre gli studi di medicina ed ingegneria, con l’istituzione (timida) di corsi di laurea di stampo umanistico che solleticarono subito ed ampliamente un risveglio culturale diffuso, ma che furono le prime a “saltare”.
Lo scioglimento del consorzio è la presa d’atto del fallimento di quel disegno: non per questioni economiche, perché ogni ente partecipante era chiamato a versare una quota annua di diecimila euro. Cifra non proibitiva (un quindicesimo delle spese per le luminarie natalizie, tanto per fare un paragone). Gli enti “sovvenzionatori” erano la Regione Umbria, la Provincia di Terni, il Comune di Terni, il Comune di Narni e l’Università di Perugia e enti e associazioni ormai scomparsi a livello provinciale: dalla Camera di Commercio all’associazione Industriali di Terni. Con la Fondazione Carit che ad un certo punto ha scelto di spendere direttamente finanziando, negli ultimi tempi, qualche iniziativa del Comune di Terni seppur di piccolo cabotaggio. Il consorzio si è praticamente sgonfiato accartocciandosi: quote non versate da una parte e assenza di iniziative e – quindi – di richieste dall’altra.
A questo punto diventa essenziale strappare le pagine scritte in passato e ricominciare da capo. L’Università per Terni resta un’opportunità ed un’esigenza? In consiglio comunale tutti sono stati concordi nel dire che sì, è così. Perfino consiglieri che dell’Università non conoscono un granché. Ed allora che cosa vogliono fare? Basta l’aver chiesto alla Regione di inserire la questione polo Universitario di Terni nel PNRR?
Perché la materia è complessa. C’è tutto da discutere: facoltà, sedi, finalità della presenza universitaria, servizi specifici e loro organizzazione… Quale proposta fa Terni? O si aspetta che siano altri a scegliere?
Il dubbio sulla effettiva disponibilità di idee chiare ha ragione di esistere. Perché se è giusto affermare – come è stato fatto dai banchi della maggioranza – che il consorzio è “bollito” ed è un vecchio istituto giuridico, non è rassicurante l’affermazione secondo cui per gestire il polo universitario ternano “troveremo qualcos’altro”.