Anche l’edizione 2019 della scuola popolare di Filosofia “Filosofia Mon Amour” ideata dall’Associazione Civiltà Laica è stata archiviata come un ottimo successo.
Nei locali del Centro Sociale e ricreativo Guglielmi decine di persone hanno seguito le due lezioni del Professor Federico Piccirillo sul filosofo Karl Popper divise in una prima parte riguardante la sua influenza sulla scienza e la filosofia e la seconda il suo impatto nel società e nella politica.
Con linguaggio semplice e divulgativo, il Professor Piccirillo ha esposto il pensiero del filosofo austriaco naturalizzato britannico partendo dalla critica allo storicismo e ai totalitarismi per poi arrivare alla televisione e ai mass-media.
“Dopo aver dimostrato l’impossibilità di fondare una scientia universalis, ha spiegato Piccirillo, Popper estende il suo approccio critico dall’epistemologia a quello della filosofia politica. La critica ai totalitarismi del XX secolo (nazismo e stalinismo), parte da un’analisi dell’approccio storicista.
Nell’opera “Miseria dello storicismo” (1944-45), Popper stigmatizza tutti quegli approcci filosofici che vedono nella storia l’incarnazione di una legge universale infallibile e non sottoponibile a critica (hegelismo e marxismo). Questa operazione filosofica era già stata messa in campo da Nietzsche in “Sull’Utilità e il danno della storia per la vita” (1874). Spesso le visioni storicistiche sono prospettive filosofiche legate al potere e su un piano politico-istituzionale si traducono in regimi autoritari e dittatoriali.
Popper, pur non negando l’esistenza di tendenze nel processo storico, rifiuta la concezione storicistica, facendosi alfiere di una visione relativistica su un piano filosofico, e liberale su un piano politico. La prospettiva di Popper è riformista e non rivoluzionaria. La rivoluzione è legittima solo in mancanza di democrazia, come per molti altri pensatori della tradizione liberale (Locke, Mazzini). Il riformismo gradualista di Popper non nega la spinta verso il cambiamento, ma la inserisce in una cornice democratica ed istituzionale. Egli è critico nei confronti delle ideologie che propugnano un
cambiamento immediato, radicale e violento, cui associa delle forme di ingegneria sociale: «Chiunque ha tentato di creare uno Stato perfetto, un paradiso in terra, ha in realtà realizzato un inferno.»
Nell’opera “La società aperta e i suoi nemici” (1945) Popper, riprendendo Bergson, distingue tra due tipi di società: la società chiusa (i regimi) e la società aperta (le democrazie liberali e lo stato di diritto). Platone, Hegel e Marx rappresentano i principali nemici della società aperta per la loro visione non pluralista e antidemocratica. È opportuno ricordare, sottolinea il Professor Piccirillo, che il marxismo era stato uno dei bersagli della filosofia di Popper anche da un punto di vista epistemologico: «Gli argomenti sui quali si fonda la profezia storica di Marx non sono validi. Il suo ingegnoso tentativo di trarre conclusioni profetiche dall’osservazione delle tendenze economiche contemporanee è fallito. […] La ragione del suo fallimento come profeta va esclusivamente ricercata nella povertà dello storicismo in quanto tale, nel semplice fatto che, anche se constatiamo oggi il manifestarsi di una certa tendenza o direzione storica, non possiamo sapere quale aspetto essa potrà assumere domani.»
La società aperta è la democrazia, dove i governati possono controllare l’operato dei governanti, dopo averli eletti. La democrazia deve essere rappresentativa ma partecipata. I governanti devo essere competenti e trasparenti. Inoltre, in una forma di governo democratica devono essere tutelate le minoranze. La democrazia non può che fondarsi su di un approccio filosofico pluralista. In democrazia ognuno ha diritto di parola e di espressione, tranne chi professa ideali pericolosi per la democrazia stessa. Da ciò scaturisce il principio dell’intolleranza agli intolleranti: «La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi».
Per Popper è molto importante la comunicazione, ovvero il modo in cui vengono scambiate informazioni e opinioni tra gli interlocutori. In una società pluralista e democratica è fondamentale che venga stimolato e coltivato il senso critico, mediante il confronto e l’interazione dialogica, nel senso socratico del termine. Spesso la televisione, secondo Popper, opera una manipolazione delle coscienze creando conformismo. Essa può costituire quindi un pericolo per la libertà e la democrazia: «Non ci dovrebbe essere alcun potere politico incontrollato in una democrazia. Ora, è accaduto che questa televisione sia diventata un potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche il più importante di tutti, come se fosse Dio stesso che parla. E così sarà se continueremo a consentirne l’abuso».
Una simile idea pone il filosofo austriaco in sintonia con i pensatori della Scuola di Francoforte e con il poeta/intellettuale italiano Pier Paolo Pasolini, che così si esprimeva parlando della televisione: «È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.»
Paradossalmente, nella sua critica verso la manipolazione mass-mediatica, Popper si ritrovò d’accordo con il suo “nemico “Platone, che nel Fedro temeva che con l’invenzione della scrittura spegnesse la capacità di comunicare e dialogare, che, come ricorda Danilo Dolci, consiste nello scambio e non nella trasmissione”.
“Il pubblico attento ha avuto modo di interloquire con il professore in entrambe le lezioni – afferma il presidente di Civiltà Laica Alessandro Chiometti – interessandosi e commentando a lungo gli argomenti trattati, a dimostrazione, semmai ce ne fosse stato bisogno, che sono sempre di più coloro che hanno voglia di confrontarsi e dibattere anche su temi impegnati senza rinchiudersi nelle gabbie dei social network. Numerose anche le richieste all’Associazione Civiltà Laica di organizzare più spesso questi incontri divulgativi. Il modello di “scuola popolare” gratuita ed aperta a tutti sembra quindi essere vincente, in dieci anni di storia, con Marcello Ricci prima e Federico Piccirillo poi, l’interesse è rimasto sempre altissimo.
I prossimi temi da trattare, secondo qualche richiesta che ci è giunta in associazione, potrebbero essere: il rapporto uomo-macchina e l’intelligenza artificiale, Karl Marx e la scuola di Francoforte, la democrazia perfettibile, il confronto fra laicità e religions fredoom. Chi è interessato, conclude Chiometti, può continuare a seguire le attività dell’associazione sul sito www.civiltalaica.it o sulla pagina di facebook Civiltà Laica”.