È ripresa, nel caffè letterario della biblioteca di Terni, la rassegna culturale “Parole al caffè. Appuntamento con la narrativa contemporanea incontro con…” coordinata dalla professoressa Maria Rita Manuali.
“Gigi Proietti sul palcoscenico dell’Umbria”, Gambini editore, è il libro scritto da Mara Quadraccia, docente di lingue e guida turistica, presentato in questa occasione. La professoressa Quadraccia ha raccolto le testimonianze di famigliari, amici e personaggi umbri che hanno avuto la fortuna di conoscere il grande artista. Proietti, infatti, aveva radici in parte umbre con i genitori nativi di Porchiano del Monte, frazione di Amelia e proprio sul teatro parrocchiale di questa cittadina del ternano ha esordito ad appena tre anni come attore.
“Le presenze di Proietti a Porchiano sono state sempre frequenti e sempre molto affettuose, ricorda Mara Quadraccia, tanto che ha conservato una serie di amici molto importanti che hanno avuto un legame fortissimo con lui e che, secondo me, hanno anche influenzato la sua vis comica. Noi possiamo considerare Gigi Proietti un attore romano perché recita in dialetto romanesco, ma lui ha una capacità comica che affonda le sue radici quasi nella commedia plautina, in quanto ha una vis comica che è molto fatta di motti, di gesti, di guizzi quindi di quella capacità di stemperare con l’ironia tutte quelle situazioni anche più difficili che la vita ci porta ad affrontare. Il palcoscenico dell’Umbria è prima di tutto il palcoscenico del paese che ha frequentato, con le sue piazze, i suoi vicoli, i suoi personaggi, le situazioni del quotidiano, tutti quei luoghi e quelle atmosfere che lui ha frequentato ed inglobato nella sua memoria. Proietti ha continuato a frequentare una compagnia di soli uomini che erano “la compagnia del molino” come li chiamava. Una delle sue passioni, infatti, era la buona tavola e molto spesso si ritrovava con questi suoi amici di Porchiano a fare delle grandi mangiate in questo luogo che era il molino. Anche quando veniva in Umbria – e ci veniva volentieri – per partecipare a eventi di grande rilevanza come il Festival delle Nazioni a Città di Castello o il Festival dei Due Mondi a Spoleto oppure a Todi, veniva invitato e lui sempre di buon grado accettava questi inviti alle tavole umbre.
Prima di lasciare questa terra Gigi Proietti, per il grande amore che aveva per il teatro tutto, ha avuto anche la cura di mandare una lettera a Terni per la questione della ricostruzione del teatro Verdi nella quale scriveva che secondo lui il teatro doveva essere rifatto così come era perché non serviva un teatro per i turisti del teatro, ma serviva un teatro per la comunità, si doveva fare un’opera di carattere culturale che doveva essere un riferimento sempre presente per la città. Questo è uno dei suoi più bei testamenti morali che ha lasciato per tutta la nostra comunità umbra.”