Chi ci prova non è un tontolone, però certo che quando tra il dire ed il fare c’è una differenza che si nota troppo, si rischia di fare una figura poco edificante. Contento perché una consigliera del Movimento 5 Stelle, poi passata al gruppo misto, ha dichiarato di aderire alla maggioranza che governa la città il sindaco di Terni, Leonardo Latini, si è fatto prendere la mano e così ha diffuso una nota trionfante per sottolineare le motivazioni profonde di questa nuova adesione- Semplice, secondo il sindaco, “E’ che il nostro progetto di amministrazione della città si consolida e diventa attrattivo, incassando attestazioni di fiducia anche al di fuori dai confini delle appartenenze politiche”. “Si tratta – ha aggiunto, manco che a tessere le lodi della maggioranza invece che quella consigliera fosse stata Margaret Thatcher – di un riconoscimento importante per l’azione amministrativa della mia Giunta e della mia maggioranza”. “Mia”, sottolinea per due volte il sindaco (che comunque è per definizione “pro tempore”) il che ha fatto nascere qualche vocina riguardo una certa insofferenza sorta nei confronti della commissaria della Lega, che in alcuni casi è sembrata comportarsi più che altro come un podestà.
Tali e tante sarebbero comunque queste attrazioni suscitate dalla “sua” giunta e dalla “sua” maggioranza, che quasi quasi costituiscono un problema, tanto è vero che Latini si è sentito in dovere di aggiungere che “Le nostre porte erano e restano aperte non solo in consiglio comunale, ma in tutti gli ambiti cittadini nei confronti di chi – nella massima trasparenza – dimostri di avere a cuore la rinascita della città e voglia mettersi a disposizione di un progetto condiviso, con il proprio impegno e con le proprie competenze. Oggi più che mai Terni ha bisogno di intelligenze, idee, serietà e non di polemiche o strategie che mirino solo alla gestione del potere”.
Qualcuno può dirsi in disaccordo che le necessità individuate dal sindaco siano concrete? Il dire è sacrosanto; è sul fare che qualche dubbio continua a sussistere.
E su tutto resta un mistero ancora da chiarire: questo progetto politico di cui parla il sindaco, quale sarebbe? Perché sinora si è capito poco. Si è portata avanti un’azione amministrativa orientata a dimostrare le differenze con “quelli di prima”, puntando quindi ad apparire: le righe per terra lungo le strade, le luminarie natalizie, il “timbro” della Natività sul palazzo comunale (che è anche dei cittadini ternani di altri orientamenti religiosi) un po’ meno sulla soluzione dei problemi, a parte il condurre a compimento positivamente alcune faccende spinose già in itinere, come quella del Briccialdi, o avvolte nel mistero come la questione del buco di bilancio, stando alle critiche rivolte dai banchi del consiglio (e non solo da quelli dell’opposizione) perché pare che le cifre riferite e quelle che risultano ad altri siano parecchio differenti, tanto che si parla di diversi milioni.
Nel bene o nel male si tratta comunque di questioni contingenti. Quel che non si vede o non si è capito, è il disegno generale, il progetto politico, quello tanto attrattivo di cui parla il sindaco e che dovrebbe essere la stella polare nella navigazione della “sua” giunta e della “sua” maggioranza. Quale Terni si prefigura da qui a cinque, dieci, venti anni? Che cosa si vuol fare di una città che ha bisogno di affrontare problemi come l’inquinamento ambientale (che non è solo inceneritore), il traffico caotico e disordinato in un centro caratterizzato da luci spente, saracinesche abbassate, vetrine vuote, scritte “affittasi”; l’occupazione precaria e dequalificata non in grado di dare risposte alle aspirazioni dei giovani cittadini ternani; i servizi che vanno sempre più connotandosi come privati; gli istituti scolastici da riqualificare e di cui va accertato il grado di sicurezza; le periferie dimenticate e sempre più degradate.
Questioni serie – e sono solo una parte – che andrebbero quantomeno individuate, discusse, prese di petto, ragionate con l’intenzione di farsi venire qualche idea. Questioni di sostanza, non di apparenza, né – peggio – utili solo alla propaganda. Così parlare di progetti meravigliosi è solo gettare fumo negli occhi.