Il turismo, perché no? Certo che si può e si deve puntare anche sul turismo per Terni. Ma appunto: anche. Perché non è che uno la mattina mette i piedi fuori dal letto e i turisti cominciano ad arrivare. C’è un lavoro lungo da fare prima di ottenere qualche beneficio che vada oltre quel che già porta, da praticamente sempre, il turismo di passaggio, da toccata e fuga nei soliti, vecchi, seppur sempre eccezionali e sicuri siti della Cascata delle Marmore e dal Lago di Piediluco. Tra parentesi: ci sarebbe magari anche l’area archeologica di Carsulae, ma sembra che su di essa si punti di meno.
La questione è che certe materie tanto delicate vanno trattate da esperti e non da chi non va oltre la collezione di cartoline. Servono tecnici che conoscano l’arte, la storia, l’archeologia, le tematiche ambientali e via dicendo; che sappiano trovare e mettere a sistema quello che c’è a Terni e dintorni; quel che l’Umbria del Sud può offrire di unico o quantomeno di originale. Servono esperti e studiosi che sappiano compiere scelte, costruire un sistema che funzioni, una promozione che frutti più di quel che costa. Non persone che si autopatentano come esperti dopo aver letto Dylan Dog o visto solo le fotografie di qualche rivista patinata.
Insomma il turismo quello vero. Che certo non può essere il turismo di massa: questo lo capiscono anche gli sprovveduti. Ma un turismo capace di apprezzare quel che c’è e viene proposto.
Che si fa, allora, quando da parte dell’Istituzione pubblica (leggi: il Comune di Terni) si vuol mettere in pratica la scelta di cercare un risvolto economico nel turismo? Cosa si pensa di offrire? Si pensa ad una rete diffusa di museini e mai ad un museo vero; se un qualcosa è “antica” si lanciano idee di recuperi e valorizzazione: anche se si trattasse di un rubinetto di ottobre del ’53. Si sostengono a spada tratta iniziative di valorizzazione – per esempio – dei tubi che alimentano la fontana di piazza Tacito come se fossero i giochi d’acqua di Villa d’Este a Tivoli; o di visite guidate nell’appartamento in cui visse un personaggio sì singolare, sì particolare come Elia Rossi Passavanti ma che abitò pur sempre in un appartamento che non è il Vittoriale, pur se Passavanti e D’Annunzio ebbero rapporti personali strettissimi: e non si può pensare che un’area archeologica di grande interesse scientifico quale quella di Maratta possa diventare luogo di richiamo per i visitatori provenienti da ogni parte del mondo: importantissimo quel ritrovamento, ma – appunto – sul piano scientifico perché consente agli studiosi del settore di andare avanti nella conoscenza del mondo primordiale e misterioso della bassa Umbria, o potrebbe portare alla individuazione di quelli che potrebbero essere – si dice – i primi “vagiti” di Terni. Un insediamento povero, di cui rimangono pezzi di legno o buchi nel terreno in cui erano infissi (forse resti di palafitte) qualche vaso di terracotta sminuzzato. Interessante per la conoscenza, un po’ meno per le “vestigia” da osservare. Pompei, insomma, ma anche Carsulae, sono tutt’altra faccenda sotto l’aspetto turistico.
Che altro si fa? Mostre di foto dei campionati mondiali di calcio, o sul dualismo Coppi-Bartali; la tappa di una corsa ciclistica (grande veicolo promozionale ma prima bisogna avere per l’appunto una sistema da promuovere); un concerto pop sporadico estivo nell’anfiteatro romano per suo conto avvilito come bellezza monumentale; la riscoperta di sentieri (li chiamavano stradelli) che collegavano nientepopodimenoché Collescipoli a Cospea; il rifacimento dei caminetti e delle panchine a Sant’Erasmo. Tutte belle iniziative, per carità, ma di piccolo cabotaggio. Che costano soldi, comunque, che potrebbero essere spesi un po’ meno ad capocchiam.
In un quadro del genere si inserisce adesso una ruota panoramica che vogliono innalzare sulla piazza principale ella città. La sensazione è che sia la “ruota del pavone”. E niente di più.