Varchi la soglia di quello che sembra un normale appartamento e ti trovi catapultato in un’altra dimensione, un caleidoscopio di colori, tele, materiali, forme, figure in un costante senso di meraviglia.
È lo studio di Giampiero Nucciarelli, maestro d’arte con un vissuto estetico di oltre sessant’anni.
Il maestro è schivo e riservato, ma molto accogliente e ben disposto a far vedere e a parlare dei suoi lavori, strumenti rivelatori di come percepisce emozionalmente la realtà. La sua è una pratica pittorica condotta con rigore e grinta che spazia da una ricerca introspettiva a un’indagine psicologica, da atti di denuncia a semplice divertissement.
La riflessione artistica di Giampiero Nucciarelli – che negli anni si articola in serie – è intimista, con atmosfere rarefatte e di sovente cupe, sorprendenti e affascinanti, spesso enigmatiche. I tratti multiformi del suo lavoro raccontano un percorso in continua evoluzione in cui la grande versatilità linguistica dell’artista declina elementi pittorici di notevole impatto visivo ed emotivo.
L’approccio formale è di incisiva forza espressiva soprattutto nelle figure deformate da quella che
appare una sorta di angoscia esistenziale. Un’umanità sofferente che si ritrova anche nel ciclo dedicato alla pandemia dove spicca un “Mantegna-covid” strepitoso, così come nell’ultimo ciclo pittorico denominato “L’ultimo bacio” che non deve essere inteso come passione, ma precisa l’artista, “come ciò che è stato e che purtroppo non ci sarà più”.
Nucciarelli ha una spiccata capacità di elaborare i numerosi stimoli sociali e culturali in opere in grado di suscitare una profonda riflessione sulla vita, sull’esistenza.
Un bell’esempio di come l’arte possa parlare alle coscienze ed accrescerne la consapevolezza.
Foto di Laura Priami e Franco Profili.