“Il Covid ferma il teatro dei vivi non ferma quello dei defunti.”
Per il terzo anno consecutivo ritorna, a grande richiesta, lo spettacolo teatrale itinerante di Stefano de Majo che da vita alle voci e alle memorie del cimitero. Un vero teatro a cielo aperto che neppure il Covid può fermare e così col dovuto distanziamento e con le telecamere di Marco Pareti e Alessandro Magnini che monteranno un programma meta teatrale a ricalcare l’ormai nota passeggiata affabulante di de Majo nelle voci della memoria. Gli spettatori, anche se non potranno quest’anno seguire dal vivo l’atteso spettacolo, lo potranno almeno guardare sulle emittenti televisive umbre nei prossimi giorni. Presente anche Rai3, con un suo servizio che andrà in onda il 2 novembre, come già fece lo scorso anno. E così l’ormai tradizionale spettacolo che per un giorno riporta in vita le gesta e le vite di piccoli e grandi personaggi sepolti nel cimitero di Terni, si rinnova sia pure attraverso la televisione. Sarà un’occasione per conoscere e riconoscere le radici antiche della nostra storia, non solo territoriale ma anche nazionale e talvolta mondiale visto il tenore di taluni artisti, sportivi, eroi, medici e imprenditori che riposano nel nostro cimitero. Un cimitero che si fregia già nel suo ingresso del colonnato di Luigi Poletti, celebre autore del teatro Verdi, con le colonne che richiamano proprio quelle poste sulla facciata del teatro. Ma poi all’interno vi sono opere funerarie di Arnaldo Pomodoro, Renato Guttuso, Mario Ridolfi. Il racconto dinamico di de Majo ha fatto poi riecheggiare tra gli altri le voci di Liberati, Borzacchini, Alterocca, Briccialdi, Casagrande, Falchi, Cassian Bon, Taddei, Donatelli, Elia Rossi Passavanti, Pazzaglia, Sergio e Torquato Secci, i fratelli Fratini con i Garibaldini e tutti i caduti delle due guerre, ma anche personaggi popolari e sempre amati come Ausilia e “Hashish” Paolo Cabiati, anonimi operai venuti da ogni parte d’Italia e caduti qui sul lavoro già sul finire del 1800, quando Terni stava diventando un grande polo industriale, città di velocità e trasformazione, chiudendo poi lo spettacolo nell’ossario dei 1018 nomi del primo dei 108 bombardamenti con un finale corale di voci, emozioni e d’intenti, quello di farci capire che per ognuno dei 1018 noi abbiamo resistito e ricostruito. Terni allora ce lo dicono loro è città la cui storia insegna la ricostruzione. Lo dobbiamo a chi ci ha preceduto e a chi ci seguirà. “Chi nasce Fera non aspetta e spera! Perciò ora più che mai, in periodi critici come questo, se non comprendi più troppo la città dei vivi vieni a passeggiare un’ora al cimitero. Qui i tuoi pensieri tornano liberi e mettono ali. Non è mica la città dei morti questa. Qui vivono gli immortali.”