Sembrava una cantina, una delle tante grotte intagliate nel tufo adibita a magazzino, in quell’area di Orvieto se ne contano 1200, in realtà racchiudeva un tesoro: “La grotta del Guerriero”.
Una scoperta straordinaria che è stata oggetto dell’ultimo, interessante, incontro culturale del Gruppo Archeologico D.L.F. di Terni, come sempre ospitato nella Sala del Caffè Letterario della Biblioteca comunale. Relatore è stato l’etruscologo di chiara fama, coordinatore di Arizona University e direttore scientifico del progetto Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano (PAAO) Claudio Bizzarri.
“Proiettandoci nel mondo degli Etruschi, ha sostenuto Maria Cristina Locci responsabile Gruppo Archeologico DLF, ci ha coinvolto in quella storia così misteriosa e strettamente legata a quella della città di Orvieto e dei suoi guerrieri, la stessa città che all’epoca era tra le più importanti realtà dell’Etruria. “La grotta del Guerriero”, un ritrovamento la cui importanza lascia trapelare i segni dell’unicità, un complesso ipogeo, un’imponente scoperta che, anno dopo anno, sta riservando numerose sorprese sempre più eclatanti, una delle tante suggestioni che ci riserva lo scrigno della Rupe, tali da trascinarci indietro nel tempo, evocando quella straordinaria sapienza etrusca, madre di interrogativi che ancora spiazzano l’archeologia moderna”.
Tutto ciò che riguarda gli Etruschi, infatti, è una delle questioni più dibattute, misteriose e ricche di fascino della storia antica. E forse qualche risposta può venire proprio da “La grotta del Guerriero”.
“La cavità denominata “La grotta del Guerriero” si trova all’interno di un complesso che è stato vissuto per decenni come cantina privata, sotto un’abitazione privata, che aveva su un lato di una parete dei grandi gradini scavati nel materiale tufaceo. È una delle tante del sottosuolo orvietano, spiega Claudio Bizzarri, ma è molto particolare perché presenta un riempimento databile alla seconda metà del quinto secolo avanti Cristo che è rimasto intatto in tutti questi secoli. Questo ci consente di capire tutto un aspetto che è legato alla vita della città di Orvieto in un periodo per il quale abbiamo pochissime fonti storiche. I materiali recuperati sono stati tantissimi, sia ceramici, quindi legati alla vita quotidiana del popolo che abitava la rupe, sia quelli legati alla loro alimentazione, abbiamo tutta una serie di resti di carattere osteologico. La funzione della cavità è un po’ più complessa perché ovviamente dovremo arrivare al termine dello scavo per saperlo.”