Mentre stava arando il suo campo, in località Vindoli di Leonessa, un agricoltore ha trovato un reperto del secondo millennio a.C. una piccola “laminella plumbea” graffita. Un prezioso oggetto di cui si è occupato il Professor Mario Polia, tra le voci più autorevoli della cultura tradizionale italiana, archeologo, antropologo ed etnografo, nonché specialista in antropologia religiosa e storia delle religioni, direttore del Museo Demo-Antropologico di Leonessa. Sua anche la direzione in Perù di un programma di ricerca sulle tradizioni indigene e sullo sciamanesimo andino.
“La lamina plumbea di Leonessa, nuovi dati sul fiume Nar“ è stato il titolo dell’ultimo appuntamento del 2021 del Gruppo Archeologico DLF Terni che si è tenuto nella sala del Caffè Letterario della biblioteca comunale.
“Eccezionale affabulatore dal ‘multiforme ingegno’, il Professor Mario Polia ci ha coinvolto in un incontro appassionato con novità particolari ed importanti, ha evidenziato Maria Cristina Locci responsabile del Gruppo Archeologico, attraverso luoghi fascinosi e sconosciuti, volando su sentieri tracciati attraverso millenni dalla saggezza popolare, tra miti e leggende, tra quei saperi arcaici che hanno nutrito e nutrono ancora alcuni popoli.”
Leonessa ha una storia importante, con tombe risalenti a 3000 anni che dimostrano come tale territorio sia vivo da millenni, crocevia di molteplici popolazioni e civiltà e questa ultima scoperta ha aperto nuove ricerche nonché risultati molto importanti.
“Questo rinvenimento casuale di una laminella plumbea del II secolo avanti Cristo, con iscrizione, spiega il Professor Polia, ci dà il nome antico del fiume che oggi si chiama Corno. Questo fiume che nasce sui monti di Leonessa passa per Monteleone di Spoleto, arriva allo scoglio sacro di Santa Rita e arriva fino a Triponzo dove confluisce nel Nera. Questo fiume è stato sempre chiamato Corno. Si pensava che questo nome fosse latino, magari derivato da un rinvenimento, forse nel medioevo, di una statua di un genio del fiume, che generalmente portavano delle cornucopie. Recenti studi, invece, dimostrano che è un nome umbro che significa ‘un corso d’acqua che scende saltando’. L’altro nome Tascino, col quale è anche conosciuto, da sempre si pensava che fosse legato al tasso che in dialetto si dice ‘tascio”, quindi il fiume del tasso. Non è così, è un’altra radice umbra che significa ‘un fiume che riceve acque potenti però durante il periodo del disgelo’. Sula laminella plumbea abbiamo l’antico nome del territorio che era Narnate, nel II secolo avanti Cristo, perché questo fiume si chiamava Nera. Questo porta un nuovo apporto perché è molto probabile che nel II secolo avanti Cristo ancora il Nera nascesse sui monti di Leonessa. Questa è la prima ipotesi, ma ce ne è anche una seconda, che fosse il nome di un confluente del Nera perché anticamente i confluenti maggiori potevano avere lo stesso nome del fiume. Comunque è una novità, sappiamo che questo fiume che si conosce come Corno Tascino aveva il nome antico, del II secolo avanti Cristo, che era Nera, nome paleoumbro, nome umbro antico, riportato alle origini della linguistica endoeuropea”.