Con mascherine e a distanza, stamattina a Perugia e Terni, così come in tante altre città d’Italia, per sostenere ancora una volta lavoratrici e lavoratori “essenziali”, quelli della sanità, che stanno tenendo letteralmente in piedi il sistema e fronteggiando quotidianamente tra mille difficoltà la seconda ondata della pandemia, ma anche quelli (e soprattutto quelle) delle pulizie e dei multiservizi, circa 10mila in Umbria, che oggi sono scesi in sciopero per chiedere il rinnovo del contratto nazionale.
Due mobilitazioni in una che hanno visto Cgil, Cisl e Uil, insieme alle categorie del pubblico impiego (Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl) e del terziario (Filcams, Fisascat e Uiltucs) manifestare sotto le prefetture delle due città capoluogo per poi incontrare i prefetti e consegnare le richieste che arrivano da lavoratrici e lavoratori: diritto a lavorare in sicurezza, rinnovo dei contratti e nuove assunzioni.
In particolare, il contratto del multiservizi è scaduto da 7 anni: Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti puntano il dito contro la posizione delle rappresentanze datoriali del settore, che operano prevalentemente negli appalti pubblici, nei presidi ospedalieri, Rsa, case di cura, scuole, università, tribunali, fabbriche e uffici pubblici e privati dove lavoratrici e lavoratori svolgono un ruolo indispensabile anche per il contenimento del contagio, e si espongono in prima linea per garantirne l’accessibilità che diversamente non sarebbe possibile in sicurezza senza sanificazione e pulizia. L’emergenza sanitaria ha solo evidenziato l’importanza del ruolo di questi lavoratori, per il 70% donne con salari esigui (poco più di 7 euro lordi l’ora), orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni difficili.