Sono ripresi gli incontri di carattere divulgativo e scientifico della ventiduesima stagione di attività del Gruppo Archeologico DLF Terni.
Ad aprire la rassegna, nella sala del Caffè Letterario della biblioteca comunale, è stato il glottologo Augusto Ancillotti, già docente universitario di glottologia e linguistica generale nelle università di Milano, Mogadiscio e Perugia, dove è anche stato prorettore e presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione.
“Il professore ci ha parlato de “Le Tavole di Gubbio e l’Italia preromana” – ha evidenziato la responsabile del Gruppo Archeologico DLF Maria Cristina Locci – in quanto si è occupato di teoria della linguistica genetica e della formazione delle lingue indoeuropee (cassitico, trace, umbro) a traduzione completa e commentata delle Tavole Iguvine, testo unico e straordinario, che non è solo un contatto diretto con il mondo antico, ma testimonia l’alta cultura degli Umbri del primo millennio a.C. Attraverso lo “scavo nelle parole” del testo iguvino, tra i principali monumenti epigrafici dell’Italia antica, emerge la specificità della cultura umbra, che appare come una grande traccia di civiltà pari a quella etrusca e romana. Il contenuto della conferenza ha anche rappresentato una sintesi dell’omonima ed ultima fatica editoriale, scritta a quattro mani con il collega Romolo Cerri, che ha impegnato gli autori negli ultimi trent’anni. Un’approfondita disamina sulle tabule iguvine con esiti di nuove indagini e revisione di alcune posizioni su cui gli stessi autori hanno maturato nuovi orientamenti critici, soprattutto sulla componente paleoumbra, ora in una posizione più centrale rispetto ai precedenti contributi, pur lasciando alla componente sabina della lingua la funzione di marca identitaria della società in cui esse sono state prodotte.”
“Mettendo insieme le varie parti che compongono questi 11 testi che costituiscono le tavole, con le loro 4365 parole, spiega il professor Ancillotti, ci siamo resi conto che le cose più importanti sono quelle non scritte esplicitamente, ma si capiscono fra le righe che costituiscono informazioni più importanti per la nostra conoscenza del mondo culturale, storico ed economico dell’Italia promana. Restano un testo di natura come dire ritualistica, ma tutta la ritualità, che è importantissima, non è sufficiente. Noi abbiamo voluto pubblicare un lavoro che fosse mirato a far vedere come le Tavole permettono di capire molte cose su questo mondo Italico preromano e lì ci sono anche molti fatti di natura archeologica che si coniugano molto bene con il testo delle Tavole, purché questo sia interpretato come suggerisco io. Credo che abbiamo fatto notevoli passi avanti nella conoscenza di questo mondo preromano e cerchiamo di raccontarlo al pubblico”.