“Camminare nel mondo per vedere la meraviglia che le mani sanno creare”. È questo che ha spinto il professor Antonio Fresa a “spiare nelle botteghe nelle fabbriche, nei laboratori, nei luoghi in cui si disegna, nel luogo in cui si pensa”. Da qui è nato “Le opere, i giorni. Storie quotidiane di passione” Gambini Editore, una raccolta di racconti, di storie realmente vissute.
“È un libro che vuole dare un piccolo monito: così come noi siamo sempre stati molto bravi nella nostra capacità di trasformazione, quello che si chiama capacità manifatturiera, noi oggi dovremmo tornare a riabilitare questa nostra capacità che è sempre stato il punto di congiunzione tra l’artigiano e l’artista. Nella bottega artigiana c’era Verrocchio e poi è venuto fuori Leonardo, ma in mezzo c’erano tanti lavoranti. Chi vive e respira nell’universo di bellezza prova a fare cose belle e queste cose belle possono lasciare un segno nel mondo”.
Secondo il professor Fresa nel mondo c’è un grande sfruttamento del lavoro e un’immensa sottovalutazione soprattutto di quello manuale che viene svalutato mentre, invece, andrebbe rivalutato.
“Non si tratta di far andare tutti gli studenti italiani al liceo, come qualcuno ha pensato, ma si tratta di far studiare filosofia e storia dell’arte anche negli istituti tecnici, negli istituti professionali affinché questi ragazzi siano tecnicamente preparati, ma sappiano recuperare dentro di sé la voglia di fare cose belle e di proporle nel mondo, che è stata sempre la nostra unica vera grande ricchezza”. Anche gli strumenti degli artisti-artigiani hanno un loro ruolo.
“In qualunque luogo io sono entrato ho trovato degli strumenti che hanno una storia, una tradizione. Gli strumenti li dobbiamo restituire ai nostri ragazzi non perché debbano usare quegli strumenti del passato, ma perché possono andare avanti attraverso gli strumenti di oggi con la stessa cura, la stessa capacità creativa che abbiamo avuto nei secoli”.
Il lavoro manuale è strettamente collegato con la tradizione, che coniugati con l’innovazione possono portare a svolgere al meglio un mestiere.
“Recuperare la tradizione non significa andare indietro, significa, ad esempio, recuperare gli stessi prodotti che producevano i nonni, mandarli a vendere in tutto il mondo attraverso internet. Non seguire le stesse colture di cent’anni fa, ma piegare la tecnologia al benessere”.
Terni vive da tempo una profonda crisi e potrebbe giocare una partita immensa su questo discorso del professor Fresa.
“Bisogna coniugare la vecchia tradizione con una nuova prospettiva e avere sogni, avere progetti. Terni così potrebbe diventare un laboratorio positivo per le trasformazioni future”.
“Le opere, i giorni. Storie quotidiane di passione” è dunque un breve viaggio che aiuta a riflettere sul lavoro come punto di intersezione fra la realizzazione del singolo e la ricaduta della sua attività nella società.