“Ricominciare dalla Scienza” è il libro-manifesto del professor Guido Silvestri – immunologo tra i massimi esperti mondiali nell’ambito della virologia, ricercatore all’avanguardia delle ricerche di un vaccino sull’Aids presso l’università Emory di Atlanta (Georgia) – in cui ripercorre le fasi cruciali dell’emergenza sanitaria che ha stravolto le nostre vite. La pubblicazione è stata presentata nella sala convegni “Maurizio Santoloci” dell’Arpa Umbria a Terni, su iniziativa dell’associazione Civiltà Laica, nell’ambito dell’Evolution Day 2023. Durante la pandemia la scienza è stata messa duramente in discussione, si è verificato un corto circuito dovuto ad una cattiva informazione o a cosa? “Dovuto a tante cose, a tanti problemi. Era una situazione nuova, sconosciuta, quindi si è creata molta paura, molto panico e la scienza era al centro di questa sfida, doveva riuscire a difendersi da questa nuova malattia, da questo nuovo virus. Però c’è stata abbastanza confusione nel modo in cui quello che
faceva la scienza è stato comunicato al pubblico, è stato digerito dai mezzi di comunicazione di massa, il modo in cui ha interagito con i decisori della politica e via discorrendo. In realtà la scienza, posso dirlo essendoci stato dentro fin dal primo giorno, aveva idee chiarissime: capire cos’è questo virus, cos’è la malattia, come si sviluppa, capire come si può curare, come si può creare un vaccino, come si possono sviluppare farmaci antivirali, come si può seguire la potenziale mutazione del virus, l’evoluzione del virus in forme varianti differenti e così via. La scienza aveva chiarissimo quello che si doveva fare e ha cercato di farlo. Quello che secondo me è stato il corto circuito è stato più a livello di comunicazione, di interfaccia con tanti aspetti sociali, con la politica, con tutta una serie di realtà che sono fuori dalla scienza, ma con i quali la scienza deve fare i conti, deve interagire perché effettivamente è difficile. Lo abbiamo visto con i vaccini: si può avere un prodotto fenomenale che che funziona benissimo poi ti scontri con le difficoltà nell’implementarlo a livello di massa perché magari certe cose non sono state comunicate bene, non sono state capite bene dal pubblico. Speriamo che si possa imparare da questo se e quando ci sarà un’altra pandemia.” Come si può recuperare un sano rapporto scienza cittadini? “Bisogna spiegare la scienza, bisogna spiegare come funziona, bisogna proteggerla tra virgolette, quindi fornirla di quegli strumenti per poter funzionare, da quello banale dei finanziamenti a quello più culturale di inserirla nella vita, nel tessuto sociale di una popolazione a livello scolastico, a livello culturale, a livello mediatico, a livello intellettuale. Far capire cos’è questa risorsa che abbiamo. Credo che questo sia il modo per far meglio. Comunque io cercherei di guardare il bicchiere mezzo pieno, perché in realtà poi è stata la scienza a tirarci fuori dalla crisi del Covid, quindi la parte sua l’ha fatta. Poi magari altri aspetti sono stati, secondo me, più problematici in questa crisi, a partire dalla politica fino alla comunicazione.”