“E’ necessario prendere atto dello stato delle cose e cioè che il convento di piazza san Pietro fu ceduto all’ATER. Ora Ater è nel diritto ma sopratutto di impegnare la sua proprietà nel miglior modo possibile .Diversamente ciò si porrebbe un altro problema perché ATER ha speso 800 mila euro per acquistare un bene e poi non lo trasforma in ciò che il suo oggetto sociale gli impone ? Si configurerebbe anche un danno di altro genere”.
Lo afferma Marco Cecconi, coordinatore comunale di Fratelli d’Italia, gia ‘assessore al welfare e all’edilizia pubblica residenziale del comune di Terni, parlando della vicenda del convento che si affaccia su piazza san Pietro. Un antico edificio che versa in un grave e non più tollerabile stato di abbandono nel pieno centro storico della città per il quale è partito il cantiere di ristrutturazione.
ATER ci costruirà 12 appartamenti. “E’ uno dei primi problemi che affrontammo con il collega Dominici (Fabrizio, assessore al bilancio, anche lui sollevato dall’incarico nel 2019). Frazionamenti degli immobili in questione non effettuati da decenni , con l’obbiettivo di porre in capo alla Curia e al Comune di Terni le rispettive proprietà e lasciando ATER nelle condizioni di gestire quello che era suo – afferma ancora l’ex assessore Cecconi – ad una condizione, che avesse determinato nella ristrutturazione delle unità abitative messe a canone di mercato destinate alle giovani coppie, dunque abitazioni di edilizi residenziale e non già la classica casa popolare. Questo per salvaguardare il pregio della zona , così il centro storico non verrebbe gravato da altre situazioni di tensione. 12 unità abitative destinate alle giovani coppie”.
Ci si poteva fare altro? “Qualunque altra iniziativa – sostiene Marco Cecconi – presuppone i quattrini quelli che il comune di Terni avrebbe dovuto sborsare per ricomprare in ipotesi il palazzo. Qualcuno sostiene che potrebbe diventare sede di un museo (il consigliere Michele Rossi di Terni Civica, ndr) ma per ricomprarlo ci vuole circa 1 milione di euro e poi ci vorrebbero almeno un paio di milioni di euro per sistemarlo, salvo poi riuscire a farci un luogo da adibire a museo, occorrono buon senso e desiderio vero di amministrare per il bene della comunità e non già impegnarsi per qualche like o qualche selfie”.